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Massimo Bonelli, La musica attuale

Massimo Bonelli, La musica attuale

Dal direttore del Primo Maggio i consigli per i giovani talenti

ROMA, 20 febbraio 2020, 12:40

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Marzia Apice MASSIMO BONELLI, LA MUSICA ATTUALE.
    COME COSTRUIRE LA TUA CARRIERA MUSICALE NELL'ERA DEL DIGITALE (Roi Edizioni, pp.300, 19 Euro). Comprendere come muoversi nelle nuove regole del gioco dell'era della musica digitale e quali sono gli attori che contano nel nuovo scenario; fare uno storytelling sincero e credibile del proprio messaggio musicale attraverso i diversi media. E poi non dimenticare di considerare la propria carriera "come una startup" e sfoderare l'arma segreta, il marketing, la vera leva che, se sfruttata nel modo giusto, può cambiare il futuro di un artista. Sono solo alcuni dei consigli che Massimo Bonelli, produttore discografico, manager e direttore artistico del Concerto del Primo Maggio di Roma, ha deciso di dispensare ai musicisti di oggi nel suo primo libro "La musica attuale" (Roi Edizioni).
    Il libro, strutturato in 10 capitoli, è configurato come una sorta di bussola per orientarsi e riuscire ad emergere in un contesto come quello attuale affollatissimo di artisti e produttori; in questo manuale, l'autore dapprima delinea il quadro teorico su come nell'era digitale si sia evoluta la scena musicale e il mercato che la regola, per poi passare con un occhio da "insider" a elencare e spiegare una serie di tecniche, buone pratiche e trucchi del mestiere utilissimi per i giovani talenti.
    "Se sei bravo e hai qualcosa da dire ce la puoi fare: ma devi avere un'identità riconoscibile, un contenuto valido e delle solide relazioni, con il pubblico e con gli operatori del settore", spiega in un'intervista all'ANSA Bonelli, sottolineando che il primo obiettivo da raggiungere "ormai non è più la vendita di dischi, ma ottenere attenzione". "Viviamo in un'era digitale che ormai è stata assimilata dal mondo della musica e ha creato un impatto positivo: il mercato è cambiato ma molti pensano e agiscono come se fossimo ancora nell'era analogica: io ho trovato le chiavi per raccontare questa nuova fase e per cavalcarla al meglio, senza esserne schiacciati", afferma, "la verità, e lo dicono le statistiche, è che oggi ci sono più possibilità di farcela rispetto a prima: gli artisti di successo sono di più, ma fanno numeri più piccoli". Giovane, classe 1974, ma già con oltre 20 anni di esperienza nel settore alle spalle (di cui una decina come musicista emergente, "sono stato felice e frustrato e, sebbene mi sarebbe piaciuto fare musica fino alla fine, ho avuto molte più soddisfazioni con la carriera di oggi che ora non cambierei più", dice), Bonelli per il libro ha fatto ricerche per 2 anni, tra fonti internazionali, studi, saggi. Se è vero che oggi per avere successo gli artisti devono saper fare tante cose, oltre a cantare e suonare (devono essere esperti di marketing, comunicazione, management, booking, diritto), questo non fa perdere di vista l'arte? "Non compete a me giudicare la qualità della musica, e credo che un giudizio si potrà dare solo tra qualche anno. Forse, se penso alla musica che ascoltavo quando avevo 20 anni, mi sembra che ci siano meno talenti e che le canzoni fossero più belle", dice, "ma non so se esista un termine oggettivo. In ogni epoca ci sono cose fighissime e cose orribili, è sempre stato così. E di certo ancora non possiamo dire se la musica di adesso sia destinata a durare oppure no".
    "Quello che serve ora è cambiare approccio: non si vendono i dischi, non servono videoclip né passaggi in radio e recensioni.
    Gli artisti già si sono adattati alla realtà che vivono e molti sono già capaci di farsi promozione da soli", dice, "ma a volte manca il passaggio razionale: bisogna superare l'istinto e capire perché si fa una cosa per sfruttarla al meglio". Un esempio potrebbe essere quello di Achille Lauro che, dopo il successo personale a Sanremo, è stato appena nominato direttore creativo dell'etichetta Elektra? "Non so se lui abbia superato o meno la parte istintiva, bisognerebbe chiederglielo. Di certo non è frequente per l'Italia la nomina di un cantante a direttore creativo e lui da sempre è stato capace di guardare alla propria immagine, proprio come ha fatto Bowie".
   

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