(di Mauretta Capuano)
CHARLES BRANDT, THE IRISHMAN (FAZI,
PP 469, EURO 18)
E' "tutto vero" quello che viene raccontato in 'The
Irishman', il libro che ha ispirato il nuovo film di Martin
Scorsese, con un cast stellare con Robert De Niro, Al Pacino,
Joe Pesci ed Harvey Keitel. A raccontarlo all'ANSA è l'autore
del libro Charles Brandt, tra i più brillanti legali d'America,
che è stato procuratore generale dello Stato del Delaware,
spesso chiamato in causa per interrogare criminali
particolarmente reticenti. Brandt, 77 anni, per cinque anni ha
incontrato Frank Sheeran, spietato sicario della mafia, sulle
cui testimonianze si basa la storia raccontata in 'The
Irishman'.
"Dico con certezza che tutto quello che viene raccontato nel
libro è vero, perché so che Frank diceva la verità. Mi ha
contattato dopo aver letto il mio libro 'Il diritto di rimanere
in silenzio' che parla proprio di come la confessione sia un
bisogno umano innato. Gli interrogatori li so fare, so capire
quando uno dice la verità o quando uno mente ma soprattutto sono
bravo a tirare fuori dalla gente quel peso che tutte le persone
che hanno commesso un crimine si portano dentro" racconta
all'ANSA Brandt, oggi alla fiera della piccola e media editoria
'Più libri più liberi' con il libro pubblicato in Italia da Fazi
Editore nella traduzione di Giuliano Bottali e Simonetta
Levantini.
Nelle 472 pagine del libro Frank Sheeran, detto l'Irlandese,
uno degli unici due non italiani nella lista dei venticinque
personaggi di maggior spicco della criminalità organizzata
americana stilata da Rudy Giuliani, confessa prima di morire i
suoi crimini, tra cui quello di Jimmy Hoffa, leader sindacale,
che fu visto l'ultima volta il 30 luglio 1975 e il cui corpo non
fu mai ritrovato. Un racconto epico in cui c'è anche la storia
di Sheeran e nell'ultima parte rivelazioni inedite
sull'assassinio dei Kennedy e il coinvolgimento della mafia.
"Frank ha assistito a varie conversazioni di esponenti di
altissimo livello della mafia tra cui Bufalino e Hoffa. Ci sono
elementi incontrovertibili. Sappiamo che Carlos Marcelo, che era
un boss della mafia di New Orleans e di Dallas, sicuramente ha
giocato un ruolo. Sappiamo che Tony Provenzano, che è anche
presente nel film, ha giocato un ruolo nell'assassinio. Molte di
queste cose sono anche confermate da documenti dell'FBI,
rilasciati nel '93, che confermano questa lettura degli eventi"
sottolinea Brandt, un po' provato dal lungo viaggio, a Roma con
la moglie che gli sta accanto amorevole durante l'intervista.
"C'è una frase rivelatrice: 'Se siamo riusciti a uccidere il
presidente possiamo uccidere anche il presidente del sindacato'
dice Bufalino a Frank quando Hoffa insiste nel volersi candidare
alla presidenza del sindacato degli autisti, dopo l'invito del
boss della mafia a non farlo" spiega Brandt. E dice anche dopo
l'uscita del libro ha avuto "molte conferme che quello che viene
raccontato è la verità. Nel 2006 a un firma copie che stavo
facendo mi si è presentato un certo Bob Garridy , agente
dell'FBI incaricato di seguire tutto il caso Hoffa, e mi ha
detto che quello che avevo scritto era in linea con quanto
scoperto dall'FBI. Anche per quello che riguarda il rapporto tra
Frank e Hoffa. Come si vede bene nel libro e nel film tra loro
c'era un rapporto quasi fraterno, tanto è vero che per Sheeran
è stato devastante doversi prendere carico dell'omicidio di una
persona a cui voleva bene".
Del film di Scorsese, Brandt dice che "è un capolavoro
assoluto. Io e mia moglie sapevamo come sarebbe andata a finire
la storia, ma siamo rimasti inchiodati alla sedia. Non ci sono
grosse differenze tra il libro e il film anche grazie al fatto
che sono stato coinvolto fin dall'inizio nella sceneggiatura".
Fin dalla primo interrogatorio con Frank, Brandt ha pensato che
la sua storia era per Martin Scorsese. "Devo ammettere che fin
dall'inizio, fin da quando stavo scrivendo il libro, dentro di
me speravo che capitasse nelle mani di Scorsese perché sembrava
fatto apposta per lui. Quando è uscito il libro mi hanno
contattato diversi produttori di Hollywood ma mi sono sempre
rifiutato di vendere i diritti. Potete immaginare la mia
felicità quando nel giugno 2007 la mia casa editrice mi ha
comunicato che era stata contattata per un film con Martin
Scorsese. Ci sono la mafia e l'enorme senso di colpa di Sheeran"
spiega Brandt.
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