In piazza c'erano i giovani, ma
sempre più quelli che cercavano l'eroina: dopo la stagione breve
della rivolta il "riflusso" portava con sé un forte senso di
sconfitta ed era dura attendere l'alba di nuove opportunità. E'
lo scenario della metà degli anni '70 nel quale si muove Luca,
nel nuovo libro di Marco Reati "Il sogno avvelenato" (Jolly
Roger, 260 pagine, 15 euro).
E' il sequel (ma anche prequel grazie ai tanti flash-back) de
"L'Isola della negazione", il precedente libro di Reati nel
quale Luca, ventenne, parte verso India, Pakistan e Afghanistan,
non solo per avventura ma per allontanarsi dai sospetti di avere
avuto a che fare con la lotta armata. Sebbene "L'Isola" fosse
segnato da drammi di altri giovani che come lui seguivano quelle
tappe più generazionali che geografiche, questo secondo libro è
ancora più crudo: questa volta la morte riguarda un sogno
collettivo che si infrange sulla fine del movimento del '77 e su
scelte sempre più individuali, alcune definitive, altre di
riscatto. Nel "Sogno avvelenato", infatti, oltre ad un ritorno
traumatico fatto di carcere militare per non aver assolto gli
obblighi di leva e soprattutto di ricordi dolorosi, ci sono
nuovi amori e vecchie amicizie di Luca che non smetterà di
viaggiare, questa volta nell'Europa del nord, ma soprattutto c'è
la comprensione del fatto che questa è l'ultima chance, l'ultima
possibilità di riprendere in mano la propria vita e,
possibilmente, di salvarne altre dall'onda di piena che ha
travolto tanti suoi compagni.
"Il sogno avvelenato", che sarà presentato alla Biblioteca
delle Oblate di Firenze l'11 luglio, non è semplicemente il
diario di un sopravvissuto alla temperie degli anni '70 ma un
pezzo dell'affresco, ancora solo abbozzato, di una moltitudine
che ha attraversato lotte e delusioni di quegli anni.
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