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Dicker, ho mandato in vacanza Marcus Goldman

Due nuovi agenti ne 'La scomparsa di Stephanie Mailer'

TORINO - Ha mandato in vacanza, ma solo per un po', Marcus Goldman, che abbiamo conosciuto ne 'La verità sul caso Harry Quebert', lo scrittore svizzero Joel Dicker, tra le star del Salone del Libro di Torino. Nel suo nuovo romanzo 'La scomparsa di Stephanie Mailer', pubblicato da La Nave di Teseo nella traduzione di Vincenzo Vega, ci presenta due nuovi ambiziosi agenti, Jesse Rosenberg e Derek Scott, alle prese con un triplice omicidio nella cittadina di Orphea, nello Stato di New York.

"E' importante per me cambiare, esplorare nuovi territori per non sentirmi prigioniero di una situazione, di un genere, di un personaggio. Così ho pensato di far fare a Marcus un po' di vacanza e poi potrà tornare, chi lo sa? Non volevo trovarmi chiuso in un format, sono un giovane autore ed è importante fare nuovi percorsi e vedere cosa succede" dice all'ANSA Dicker, classe 1985, al suo arrivo al Salone del Libro di Torino. Il caso di cui si occupano Rosenberg e Scott sembra risolto, ma vent'anni dopo, quando uno dei due è alla soglia della pensione, sono costretti a riaprirlo. Una giornalista, Stephanie Mailer, annuncia che la persona incriminata a suo tempo è innocente e poi scompare. Lo scenario è sempre in una cittadina di provincia. "L'ambientazione è qualcosa che sta sullo sfondo, come una scenografia. In questi luoghi riesco più facilmente ad ambientare le storie. Nel caso di Orphea è una parte degli Stati Uniti che conosco, ma non è casa mia e questo mi permette di avere una certa distanza, quella che ci deve essere tra scrittore e narratore e questo fa bene alla scrittura, perché permette di avere quella libertà che crea spazio tra me e i personaggi della storia. A Ginevra, dove vivo, non avrei potuto averlo" racconta lo scrittore che ha uno stile tutto suo. Dicker scrive libri che ti tengono incollati alla storia fino all'ultima pagina. Anche alle 700 di questo romanzo con colpi di scena, sparizioni, elementi ispirati alla cronaca nera, al giallo e al thriller, pur non appartenendo a nessuno di questi generi. "Fatico un po' a individuare la mia fonte d'ispirazione, può essere tutto o niente.

Come ne 'La verità sul caso Harry Quebert' o ne 'La scomparsa di Stephanie Mailer' può essere un caso di cronaca di quelli che si leggono sui giornali in qualsiasi paese. Ma la cosa interessante non è l'azione in sé, che uno uccida qualcun altro o sparisca, ma il perché succede e le conseguenze". L'interesse di Dicker è "per la natura umana e l'influenza che questi fatti hanno sulla vita delle persone. Come accade alla ragazza uccisa di casa per fare jogging che nel nuovo romanzo viene ritrovata nei pressi del triplice omicidio. Capita a tutti di dire 'se avessi fatto questo o quello avrei evitato una cosa o l'altra'. Mi piace capire cosa succede alle persone dopo certi eventi drammatici".

Dicker con i suoi occhi azzurro intenso lancia anche un appello per salvare il mondo dell'informazione: "La stampa non se la passa bene, chiudono tanti giornali. Sono preoccupato perché l'informazione è importante per il funzionamento della società democratica. Ci sarebbe da chiedersi: cosa potrebbe accadere se non ci fosse più la stampa?. Bisogna fare un appello alla responsabilità di tutti". Il caso Harry Quebert è diventata una serie tv con la regia di Jean-Jacques Annaud "che dovrebbe uscire in autunno: ho capito ancora più chiaramente quanto la mia scrittura non sia cinematografica. Non descrivo i colori, come è fatto il personaggio. Non è stato facile per il regista" dice Dicker che ha impiegato tre anni a scrivere quest'ultimo romanzo e ora Marcus gli manca un po'. "E quando ti manca qualcuno capisci quanto sia importante per te, sia nella vita quotidiana che per i personaggi di un libro", dice lasciando intuire che nel prossimo romanzo potrebbe tornare Goldman.

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