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Limonov, non mi vedo come in Carrère

Limonov, non mi vedo come in Carrère

Con 'Zona industriale' al Salone di Torino il 12 maggio

ROMA, 08 maggio 2018, 09:40

di Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non si riconosce nel ritratto che ha fatto di lui Emmanuel Carrère, ma Eduard Limonov non disconosce il valore che ha avuto per la sua fama la biografia romanzata che lo scrittore francese gli ha dedicato, uscita per Adelphi nel 2012. "E' una sua opera. Non deve piacermi. Carrère mi ha visto così, io non mi vedo come mi descrive, ma non è importante perché lui per me ha fatto una gran cosa. Mi ha presentato al pubblico di massa. Il suo romanzo è stato tradotto in 35 lingue.

Ha avuto un successo strepitoso e impensato per lo stesso Carrère e dunque per me" dice all'ANSA Limonov che per la sua prima uscita dalla Russia, dopo 23 anni, ha scelto l'Italia. Nel nostro Paese è venuto a presentare 'Zona industriale' (Sandro Teti Editore, euro 16), la sua autobiografia con cui è attesissimo al Salone Internazionale del Libro di Torino, il 12 maggio. Il tour italiano che lo vedrà protagonista è partito da Roma: domani lo scrittore russo sarà alla casa delle Letterature e poi, tra le altre tappe, sarà a Milano il 14 maggio, a Ferrara il 16 maggio e a Firenze il 17 maggio.

"Del Limonov di Carrère ho letto le prime 45 pagine e mi sono state sufficienti. Io non scavo dentro di me, lascio agli altri il diritto di vedermi come vogliono. Adesso scrivo tre articoli a settimana. Sono attivissimo come giornalista", spiega Limonov che vive a Mosca e anche in carcere non ha mai smesso di scrivere.

Poeta, scrittore, giornalista, leader politico, fondatore del Partito Nazional-Bolscevico, discusso, controverso, maledetto, radicale tanto da scontare per la sua ideologia periodi di reclusione, Limonov stupisce sempre. "Volevo cambiare la faccia della Russia e ci sono riuscito. Penso che il mio impatto sul potere politico in Russia sia visibile. Sono riuscito a influenzare la politica estera del Paese" dice. In 'Zona Industriale', in cui si trovano riferimenti al Faust di Goethe, Limonov racconta il periodo immediatamente successivo alla scarcerazione nel 2003, dopo due anni di reclusione. Nelle 230 pagine del libro da voce alla vita e alla sua solitudine in un quartiere desolato nel centro di Mosca, l'ex zona industriale Syry, dove vive con il topo Krys che si arrampica sulle sue gambe e mangia sapone con il quale ha un legame speciale.
"Sono uscito dal carcere e avevo bisogno di un appartamento.

Lo ho trovato a Syry ed è stato interessante. E' un luogo mistico" spiega lo scrittore che al suo arrivo a Roma ha subito fatto un giro nei luoghi di Pasolini. "Calopresti vuole fare un documentario con Limonov nei luoghi pasoliniani" dice l'editore Sandro Teti che si è molto speso per l'arrivo del leader nazionalbolscevico in Italia. "Sono stato a Roma nel '74, un anno prima della morte di Pasolini e non ci sono passato invano e ne avevo già disquisito" spiega lo scrittore, 75 anni, che ha vissuto a New York, Parigi, Sarajevo dopo la giovinezza in Ucraina e la vita a Mosca.

Per lui 'Zona industriale' è "un romanzo moderno" nel senso che "la vita moderna è frammentata, non è unica. Un uomo esce di prigione e inizia una nuova esistenza in un luogo allucinato. A Syry ho passato 5 anni della mia vita e racconto tutto ciò che di interessante mi è capitato lì. C'e' stata una specie di gentrificazione, un fenomeno di cui sono stato testimone anche nelle altre metropoli del mondo in cui ho vissuto. Ora Syry sta diventando una zona di gallerie d'arte molto care, di uffici e banche". Quello che racconta Limonov è tutto vero, anche il suo rapporto con il topo bianco Krys. "L'uomo è sempre solo, perfino in carcere dove è forte la prossimità ossessiva con tante persone" spiega.

Nell'autobiografia sono grandi protagoniste soprattutto le donne. Troviamo la ventenne Nastja che lo ha aspettato mentre era in carcere, a cui dedica il capitolo 'La bambina bullterrierina', poi Varenka e l'Attrice famosa, di 30 anni più giovane di lui che gli ha dato due figli e la grottesca spogliarellista Lola Wagner. "Le donne abitano vicino a noi. Penso siano qualcosa di diverso, un'altra specie di essere umano rispetto agli uomini. Forse non ci sono prove scientifiche di questo, ma mi basta questa mia convinzione interiore" dice prima di concedersi al pubblico che lo aspetta alla libreria Ibis. 

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