Aldo Busi torna in libreria con 'Le
consapevolezze ultime' che sarà pubblicato da Einaudi Stile
Libero a fine marzo, un mese dopo il compleanno dei settant'anni
che l'irrequieto scrittore festeggia il 25 febbraio.
E' il romanzo di un uomo che, come dice lui stesso in
epigrafe, "pur di scrivere si è ridotto a vivere".
Allontanandosi prima con la mente che con il ventre da una cena
mondana tanto esilarante quanto amara, benché esibita come
fastosa e gustosa da una consorteria di commensali impuniti per
statuto, e passando per un ricordo d'infanzia dell'inossidabile
Barbino di 'Seminario sulla gioventù', il romanzo con cui Busi
esordì nel 1984. Attraverso se stesso lo scrittore ci racconta
le tragedie di un mondo in cui, insieme allo sforzo di
nascondere l'ipocrisia, si è perso anche l'ultimo barlume di
compostezza etica: il patto sociale è stabilito da chi ha potere
e denaro sufficienti per calpestarlo.
In una società popolata da uomini e donne così arroganti da
pretendere di esserne i protagonisti disperati e interessanti,
dove si comunica a occhiate o facendo l'occhiolino e la lingua è
corrotta non meno dei costumi, tutto contribuisce ad alimentare
lo stolto chiacchiericcio che copre - anzi permette di non
ascoltare - persino una drammatica richiesta d'aiuto lanciata
dal cuore del Mediterraneo.
Nella tradizione dei grandi moralisti occidentali, da Montaigne
a Swift, 'Le consapevolezze ultime' è il pirotecnico e
disincantato congedo dal nostro tempo e dalle sue immonde
nostalgie, un'acrobazia senza rete sull'essenza della realtà
sospesa fra una implacabile sete di giustizia e la comica
malinconia per una giovinezza che non si decide a terminare.
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