Cinquant'anni dopo la morte del
"Che", il fratello Juan Martín Guevara racconta per la prima
volta chi è stato veramente il carismatico fratello maggiore.
Dal suo memoir familiare emerge un ritratto inedito del
comandante Ernesto Guevara, intimo e dolce. Nelle pagine di 'Il
Che, mio fratello' (Giunti, pagine 352, 20 euro), scritto a
quattro mani con il giornalista Armelle Vincent, si incontra il
bambino-adolescente, che divora libri e gioca a rugby, il
campioncino di scacchi, il ragazzo tenero e cocciuto, lo
studente di medicina che si laurea a tempo di record; vi si
descrive la riconosciuta autorevolezza che Ernesto esercita sui
coetanei, la predisposizione al comando e l'innato senso di
giustizia, il viaggiatore curioso e instancabile che soffre
d'asma, il fratello maggiore che scrive malinconiche lettere ai
genitori mentre scopre povertà e ingiustizie dell'America
latina. Con aneddoti di vita famigliare e di un ambiente colto,
eccentrico, anticonvenzionale nell'Argentina degli anni Trenta e
Quaranta, dove una madre energica e sensibile presto si disamora
di un marito inaffidabile, Juan Martín Guevara ci consegna anche
una testimonianza sui genitori che attendono per mesi una
telefonata dal figlio combattente sulla sierra di Cuba e che
potranno finalmente riabbracciarlo quando è acclamato, con la
vittoria della rivoluzione castrista, come l'eroico comandante
"Che" Guevara. Una rievocazione che narra la complicità tra due
fratelli e il fascino che una personalità leggendaria del XX
secolo continua a esercitare sui giovani di oggi. Martín
Guevara, fratello minore del "Che", vive a Buenos Aires. Durante
il regime militare è stato più di otto anni in prigione per le
sue attività politiche e la sua parentela con Ernesto. È il
fondatore dell'associazione "Sulle tracce del Che" e dopo la sua
liberazione si è dedicato al commercio di sigari cubani. Armelle
Vincent, giornalista francese, è corrispondente da Los Angeles
di varie testate francesi tra cui Le Figaro.
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