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Egiziano Remon, su un barcone per salvare i miei sogni

Egiziano Remon, su un barcone per salvare i miei sogni

Esce per Garzanti 'Il mare nasconde le stelle'

ROMA, 04 febbraio 2016, 21:01

di Mauretta Capuano

ANSACheck

Remon - RIPRODUZIONE RISERVATA

Remon - RIPRODUZIONE RISERVATA
Remon - RIPRODUZIONE RISERVATA

Coraggio, incoscienza. Non voleva rinunciare ai suoi sogni e non voleva più vivere fra attentati e persecuzioni religiose l'egiziano cristiano Remon. Così a 14 anni, da solo, ha lasciato nel 2013 il suo paese, l'Egitto, per raggiungere su un peschereccio semidistrutto l'Italia, una terra sconosciuta, di cui non parlava la lingua. Un viaggio diventato ora un libro, 'Il mare nasconde le stelle' (Garzanti) in cui Francesca Barra, giornalista e scrittrice, ha raccolto la sua voce. Ha dato corpo alla "storia vera di Remon, il ragazzo venuto dalle onde" che "preferirebbe morire" piuttosto che fare di nuovo quella traversata.

   "Credo che non si debba reagire alla violenza con la violenza ma con il dialogo, ma l'Isis non dialoga, l'Isis uccide, la loro missione è quella di diffondere la loro fede in tutto il mondo, obbligando le persone a convertirsi alla loro religione" dice all'ANSA Remon che oggi ha 16 anni. In un barcone per centosessanta ore, bevendo acqua mescolata a benzina per sopravvivere, con 180 persone fra egiziani e siriani e il rischio di affondare, Remon sapeva che stava "andando verso la vera libertà" racconta ora che ha di nuovo il sorriso sulle labbra. "Sapevo che stavo andando a realizzare il mio sogno, quello di studiare e diventare ingegnere e far felice mio padre. Penso - spiega - di aver avuto un grande coraggio, non quello della forza fisica e dei muscoli, ma il coraggio che hai dentro al cuore".

    In tasca solo la foto del fratello, Remon pensava di essere a Milano quando è arrivato a Siracusa. "A 14 anni ho provato così tante paure che credo non abbia provato nemmeno un uomo di cinquant'anni. Alcune le provo anche ora e penso che rimarranno per sempre, anche se adesso in questo paese ho trovato la tranquillità. La mia paura più grande è che i miei genitori vengano uccisi, o che succeda a mio fratello quello che è successo a mio cugino Ihab" dice Remon facendo riferimento al cugino ucciso in chiesa durante una rivolta. All'inizio è stata durissima, si sentiva emarginato, ha dovuto combattere contro i pregiudizi. "Tra i 3 e i 6 mila euro il costo della traversata, ma poi chiedono altri soldi alla famiglia e durante il viaggio ti derubano di tutto" spiega la Barra.

    "Imparare l'italiano è stato un po' faticoso, ma non ho mollato. Vedevo i miei compagni parlare e ridere e non capivo niente. Ancora oggi ho delle difficoltà con la lingua, ma grazie al sostegno dei miei compagni tutto è più semplice. Per loro sono un compagno come gli altri, non ci separa il colore della pelle o il posto in cui siamo nati" spiega Remon. Ad Augusta, dove ora vive, ha trovato una famiglia affidataria che lo ha accolto con amore e una scuola che gli ha dato fiducia. "Quando ha cominciato a parlare italiano Remon chiedeva 'ma chi è Salvini?'. Nel centro di accoglienza in cui è stato al suo arrivo dicevano ai ragazzi che se non facevano determinate cose chiamavano Salvini. Era diventato per loro l'orco. Dai centri di accoglienza le persone scappano e nessuno si vuole fermare in Italia a meno che non abbia dei parenti" racconta la Barra che per scrivere il libro si è trasferita per diversi periodi ad Augusta. "Ho voluto toccare con mano la sua realtà. Non tutti i profughi sono musulmani, non tutti sono terroristi. Ci sono tante guerre da cui si fugge. Quella di Remon era una guerra che gli impediva di essere un ragazzo libero" spiega la Barra, autrice del romanzo 'Verrà il vento e ti parlerà di me' grazie al quale, durante una presentazione in una scuola ad Augusta, ha incontrato Remon.

    Marilena, la mamma affidataria di Remon, che non ha figli naturali, consiglia "vivamente alle donne di avvicinarsi all'esperienza dell'affido. Dedicarsi a bambini che sono stati sfortunati, che non hanno potuto assaporare le gioie di una vita normale con i propri genitori, richiede tanta dedizione, coinvolge a 360 gradi, ma riempie il cuore di un'immensa gioia".

    E lo consiglia "anche alle coppie che hanno figli naturali, perché dare affetto gratuitamente a un ragazzo che non hai messo al mondo è un'esperienza forte che vale la pena di vivere".
    Remon, anche se gli manca la sua famiglia d'origine, dice "più passa il tempo più mi avvicino a loro" parlando dei suoi genitori affidatari. 
   

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