LEONETTA BENTIVOGLIO - LIDIA BRAMANI, "E SUSANNA NON VIEN. AMORE E SESSO IN MOZART" (FELTRINELLI, pp.
288, 16 euro). Relazioni clandestine e coppie felicemente monogame, pulsioni bisessuali e turbamenti giovanili, gelosie immotivate e tradimenti perdonati: c'è tutto questo, e molto altro, nelle opere di Mozart, che ha verso le dinamiche dell'amore e dell'eros uno sguardo sorprendentemente moderno. La "mappa sentimentale" mozartiana tracciata nella trilogia italiana è il tema del piacevole saggio scritto a quattro mani dalla musicologa Lidia Bramani e da Leonetta Bentivoglio, che sulle pagine di Repubblica si occupa di danza, letteratura, musica classica e lirica.
Con rigore scientifico e prosa brillante, le autrici si servono dei contemporanei di Mozart e nostri - da Zygmunt Bauman alla drag queen Conchita Wurst - per illustrare la straordinaria galleria di personaggi delle opere composte con il librettista Lorenzo Da Ponte. In Così fan tutte - solo per citare qualcuno - ci sono la single impenitente (la serva Despina) e le due fidanzate fedeli che scoprono i turbamenti e l'ebbrezza del tradimento (Fiordiligi e Dorabella); nelle Nozze di Figaro si trovano l'adolescente che sboccia (Cherubino) e l'anzianotta che rivendica il diritto a una vita amorosa (Marcellina), e ancora le amiche leali che il corteggiamento dello stesso uomo non riesce a mettere l'una contro l'altra (la cameriera Susanna e la Contessa). L'Elvira di Don Giovanni è un classico esempio di donna "che ama troppo" e si annulla nel compagno, Don Ottavio è il prototipo dell'innamorato monogamo, Don Giovanni quello del maschio spavaldo ma in fondo insicuro, che esibisce le sue conquiste come un trofeo di virilità.
Le autrici guidano il lettore nell'analisi delle partiture e spiegano come il trattamento musicale del compositore per i suoi personaggi riveli sulle sue simpatie e antipatie molto più di 250 anni di congetture e teorie spesso campate per aria. Si smonta ad esempio il mito di Don Giovanni, a cui sono assegnate solo tre arie, due delle quali cantate nei panni di Leporello. A lui Mozart, che pure è tutt'altro che un moralista bigotto, preferisce il serio Ottavio e gli riserva gli accenti più alti dell'opera. Rileggendo la corrispondenza di Mozart, Bentivoglio e Bramani entrano nel suo mondo, scoprendo la piena coerenza fra l'uomo e l'artista. E' ovvia la condanna per i seduttori seriali dagli strali diretti, nelle lettere al padre, a certi signori che mettevano nei guai le fanciulle perbene e non può che dipingere con simpatia i servitori colui che, quando scrive a casa, manda sempre i più affettuosi saluti alla domestica. Ancora, i divertenti doppi sensi di certi passaggi mozartiani ben si addicono a uno che comunica alla moglie Constanze ciò che sogna di fare con "l'amabile culetto degno di baci" e le raccomanda di preparare "il nido bello e caro" per accogliere "il pargolino" al suo rientro.
Ironico e giocoso, il Mozart che emerge dal libro non è però il "fanciullo osceno" dell'Amadeus di Milos Forman (la definizione, nel film, è messa in bocca a Salieri). E' il colto lettore di Molière e Voltaire, il cattolico anticlericale, il massone illuminato, il frequentatore dei salotti più all'avanguardia dell'epoca. E' l'amico e ammiratore di poetesse e musiciste, raffinate ed emancipate, che gli ispirano un femminismo ante litteram. Il compositore settecentesco rivendica per il gentil sesso un'indipendenza e una parità - anche in campo sentimentale - che le dame dell'Ottocento non si sogneranno nemmeno.
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