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Minari, ancora una famiglia coreana da Oscar

Cinema

Minari, ancora una famiglia coreana da Oscar

Inno alla natura, American Dream, frontiera e fede

ROMA, 21 aprile 2021, 14:04

di Francesco Gallo

ANSACheck

Minari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Minari - RIPRODUZIONE RISERVATA
Minari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non è certo la famiglia di Parasite, quella di MINARI è molto più bella. Lì era lotta di classe a Seul, qui è American Dream, inno alla natura, fede e frontiera. Sarà destino, ancora una famiglia coreana è in corsa per gli Oscar. L'anno scorso la cinica famiglia raccontata da Bong Joon-ho si portò a casa tra l'altro la statuetta più prestigiosa, quella di miglior film, quest'anno quella di Lee Isaac Chung corre sei volte per gli Academy Awards comprese le categorie maggiori. Ma i due film non potrebbero essere più diversi: Parasite è infatti radicato in una sorta di neo-realismo coreano dove i poveri 'puzzano', Minari nasce invece nel segno dell'inclusione.

Nel film, quarto lungometraggio scritto e diretto da Chung, figlio di immigrati dalla Corea del Sud, cresciuto in Arkansas, il regista racconta la sua personale frontiera attraverso la vita ordinaria di una famiglia, la sua, che colpisce al cuore e diventa piano piano la tua famiglia, la famiglia di tutti. Prodotto dalla Plan B di Brad Pitt, il film, che ha già conquistato molti premi ai Golden Globe, Sundace e Bafta, racconta l'incontro di due mondi, quello di Jacob (Steven Yeun), da poco emigrato dalla Corea che, in preda al suo sogno, trascina la sua famiglia dalla California all'Arkansas, per abbracciare la vita di agricoltore nella sperduta regione dell'Ozark ("ho comprato questa terra per il suo colore" dice con orgoglio).

Siamo negli anni Ottanta e Jacob (forse non a caso un nome biblico), stanco del suo lavoro di sessatore di pulcini che condivide con la moglie Monica (Yeri Han) - un lavoro che decide la vita e la morte di questi esseri (i maschi vengono eliminati ) - , insieme ai due figli, il piccolo David (Alan Kim) e Anne (Noel Kate Cho) approda in una casa su ruote nel nulla della natura dell'Arkansas. Per Jacob non sarà facile vivere il sogno di coltivare verdure coreane da vendere ai suoi connazionali emigrati negli States: la terra ha le sue leggi divine e poi occorre l'acqua per benedirla. Tutto sembra metterglisi contro, anche se Jacob ha dalla sua Paul (Will Patton), un 'folle in Dio' che lo aiuta nei campi quando, la domenica, non trascina la croce per le strade, e Soonja (Yuh-Jung Youn, candidata e in odor di Oscar), la nonna, altrettanto folle e dispettosa, perfetto miscuglio di tradizione e trasgressione. Sarà lei a piantare lungo un torrente, quasi di nascosto, Minari, l'erba piccante coreana che racconta un po' il film, con il suo essere più rigogliosa nella seconda stagione di crescita. Esattamente come la famiglia di Jacob, capace di rischiare e perdersi, ma solo per permettere alla generazione successiva di realizzare il suo sogno.

Chung ha pensato a questo film quando si è reso conto di voler raccontare alla figlia quali sacrifici avevano dovuto fare i suoi genitori per venire in America e che cosa significasse per lui la famiglia: "Se avessi potuto lasciare a mia figlia una storia da vedere, quale avrei voluto che fosse? - spiega Chung - Ho annotato ottanta ricordi visivi che risalivano all'epoca in cui avevo all'incirca l'età di mia figlia. Andavano da quelli dei grandi litigi fra i miei genitori nell'Arkansas fino a quello di mia nonna che incendiò metà della nostra fattoria. Nell'esaminarli, ho pensato che forse questa era la storia che avevo sempre desiderato raccontare". Academy Two ha annunciato che Minari uscirà nelle sale italiane il primo giorno di riapertura dei cinema, il 26 aprile, proprio all'indomani della notte degli Oscar.

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