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La diversità è il conformismo delle banlieu

In sala la commedia 'Una classe per i ribelli' di Leclerc

Nessuno si illuda, tutto è ormai sottosopra e oggi il vero conformismo è la diversità. In certi ambienti si è accettati con più favore se si ha una moglie araba, un figlio gay e se si preferisce la scuola pubblica, multietnica, rispetto a quella privata. UNA CLASSE PER I RIBELLI di Michel Leclerc, in sala dal 22 ottobre con Satine Film, una perfetta commedia francese all'italiana, piena come è di ironia e sostanza, descrive proprio questo. Di scena il pregiudizio sociale, il mix culturale, la laicità e anche, ovviamente, l'importanza della scuola in una società come quella francese dove il multiculturalismo è radicato da molte generazioni. Questa la storia. Sofia e Paul, interpretati da Leïla Bekhti e Eduard Baer, sono due genitori molto alternativi, che decidono di trasferirsi dalla città alla periferia per far crescere i propri figli secondo ideali di apertura all'integrazione e alla diversità. Paul, cinquantenne batterista punk d'animo anarchico è anche un comunista integralista, come si vede a inizio film. Di fronte a uno sbigottito agente immobiliare, Paul rifiuta di vendere la sua casa, valutata il doppio di quanto l'aveva pagata anni prima, pur di non confondersi con uno speculatore. Insomma un vero puro quest'uomo che vive insieme ai figli, in piena laicità, con Sofia, avvocato di origine magrebina. Ma come reagiranno questi due integerrimi bobos (borghesi bohémien) sostenitori della diversità quando scoprono che il figlio adolescente è oggetto di razzismo non solo perché considerato ricco, ma anche perché è l'unico non credente in classe? Questa volta è il bianco che necessita integrazione e così c'è chi, tra amici della coppia di radical-chic, pensa bene di scegliere la strada della scuola privata. Ma può l'anarchico Paul rivolgersi a un istituto religioso, lui autore di un testo ancora molto noto e blasfemo e irriverente contro il Papa? "Ho vissuto dieci anni a Bagnolet con mia moglie - spiega il regista - e anche i nostri figli erano nella scuola dove abbiamo girato. Tuttavia, a un certo punto, uno di loro è stato molestato, ha avuto problemi. Abbiamo così deciso di cambiare scuola e, tradendo, le nostre idee, l'abbiamo iscritto in un'altra scuola pubblica". E conclude Leclerc: "La domanda che pone il film è semplice: fino a che punto la paura che i tuoi figli stiano male diventa più importante del desiderio di essere fedeli ai tuoi stessi ideali?". Tra le scene cult di UNA CLASSE PER I RIBELLI, quella che vede protagonista Sofia che scopre di aver avuto un avanzamento di carriera solo per il colore della sua pelle e lei pensa, almeno nella sua testa, di fare "una denuncia per discriminazione positiva". (ANSA).

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