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Venezia, mascherine e muri per il cinema che riparte

Venezia, mascherine e muri per il cinema che riparte

Con film Luchetti il via, il Palazzo diventa fortezza anti-Covid

ROMA, 02 settembre 2020, 11:07

degli inviati Alessandra Magliaro e Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Su il sipario di Venezia 77, anzi di Venezia anno zero come ama definirla la madrina Anna Foglietta. La Mostra del cinema comincia il 2 settembre con l'apertura italiana di Lacci di Daniele Luchetti con Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher ed ha tutto il sapore di una scommessa da vincere insieme. E' il primo festival importante nell'era del Covid con tutto quello che ci si può aspettare in termini di complicazioni e timori, procedure burocratiche, regolamenti da rispettare. Ma intanto si fa e se negli anni scorsi il Lido è stato in guardia da pericoli del terrorismo oggi alza i muri anti Covid: vuole fare tornare il pubblico in sala, ma mette una parete grigia di separazione tra i fanatici e i curiosi, quelli che gli altri anni piantavano le tende per strappare un autografo o un selfie con Clooney o Banderas, per distanziarli ed evitare assembramenti con tutti i rischi che si corrono. I vasi di azalee a sfumare il grigio del muro ingentiliscono poco la soluzione che da domani sera vedrà il mondo del palazzo del cinema, il red carpet rosso con le postazioni dei fotografi da una parte e tutto il resto che rimane fuori. Forse non c'erano altre soluzioni, quest'anno va così.

Restano i varchi, quelli per controllare il contenuto degli zaini e il badge degli accreditati. Stavolta misurano anche la febbre e ti invitano a sanificare le mani. Ma una cosa è certa: per seguire questo festival bisogna essere digitali e smart, tutto passa per una piattaforma digitale di prenotazione e relativo tracciamento. La conseguenza positiva è un festival paper free come Greta approverebbe (peccato non venga), zero carta a parte il catalogo e il programma, tutto passa per un codice Qr.

La vigilia, come sempre, è di laboriosa costruzione della macchina Mostra, ma in giro c'è poca gente, molti esercizi chiusi, persino l'Excelsior ha tanti spazi lasciati vuoti da sponsor e major. Quanto agli accreditati - domani il dato sarà ufficiale - quel che è certo è che tra ieri e oggi circa 1100 giornalisti si sono presentati a ritirare il pass, ma è chiaro che si aspetta una flessione fisiologica rispetto agli anni passati soprattutto per le presenze degli stranieri, americani innanzitutto. L'effetto Covid ridefinisce tutto l'impianto: la Mostra diventa una specie di fortezza del cinema che aiuta a ribadire la necessità della ripartenza del sistema, dell'industria e dunque delle sale.

Banditi gli assembramenti, il festival rinuncia ad occasioni glamour e di rappresentanza eliminando cene ufficiali, a cominciare da quella tradizionale (e molto ambita) di apertura che si trasforma in dinner ristretto a giurie e delegazioni dopo la cerimonia e il film di Luchetti. All'apertura in Sala Grande ci sarà il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, mentre otto direttori di festival europei sono attesi per ribadire l'importanza del cinema e forse per prendere esempio su come fare un festival ai tempi del Covid (ogni riferimento a Fremaux è puramente casuale). Su tutto domani sera, in contemporanea con decine di sale in tutta Italia, il galà con la consegna del Leone d'oro a Tilda Swinton e la magia delle note di C'era una volta in America, omaggio a Ennio Morricone con l'orchestra Roma Sinfonietta diretta dal figlio Andrea.

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