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A Berlino Persian Lessons, una lingua contro la Shoa

A Berlino Persian Lessons, una lingua contro la Shoa

A Berlinale Special il film di Vadim Perelman

ROMA, 23 febbraio 2020, 17:09

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il dramma della Shoa visto con rispettosa ironia è la proposta di 'Persian Lessons', film di Vadim Perelman regista ucraino naturalizzato canadese, passato oggi a Berlinale Special. Siamo nel 1942 e Gilles (Nahuel Perez Biscayart), un giovane belga viene arrestato dalle SS insieme ad altri ebrei e mandato in un campo di concentramento in Germania. L'uomo riesce con grande furbizia ad evitare l'esecuzione giurando alle guardie di non essere ebreo, ma persiano. Una menzogna che lo salva temporaneamente fino a quando a Gilles viene ad un certo punto assegnata una missione impossibile: insegnare il Farsi a Koch (Lars Eidinger), l'ufficiale responsabile della cucina del campo, che sogna di aprire un ristorante in Iran a fine guerra.

Gilles, a cui non manca certo fantasia e intraprendenza, si ritrova così, da un momento all'altro, a dover inventare una lingua che non conosce, parola per parola, frase per frase e con tanto poi di grammatica. Mentre l'insolita relazione tra i due uomini inizia a suscitare qualche gelosia e sospetto, Gilles diventa sempre più consapevole che una mossa falsa potrebbe rivelare la sua truffa con inevitabili tragiche conseguenze. "Questa falsa lingua permette a Koach di esprimere la sua umanità e mostrare alcune parti di sé che non era in grado di rivelare nella sua lingua madre - sottolinea il regista -. Non è così affatto una coincidenza che quando Gilles gli chiede "chi sei?" nel falso farsi, non risponde Hauptsturmführer Koch, ma Klaus Koch".

E ancora Perelman: "Persian Lessons è soprattutto un film sulla verità, sui rapporti umani e sull'umanità. Perché non si limita a parlare solo di nazismo, ma di cosa potrebbe accadere in un situazione come quella. Una situazione, tra l'altro, che potrebbe ancora succedere, in ogni nazione e in ogni tempo". Dice invece l'attore tedesco Eidinger: "Penso che la nostra società sia troppo intossicata da odio e risentimento, e ciò rende davvero difficile capire se stessi, io, per fortuna, cerco di farlo attraverso l'arte e la creatività. Internet - conclude l'attore - è un mezzo che potrebbe avvicinare le persone, ma noi lo usiamo al contrario. Oggi più che mai possiamo renderci conto del pericolo imminente, del fatto che la storia possa ripetersi. E di questo siamo tutti un po' responsabili".

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