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Star Wars, sfida resta 'in famiglia'

Icone saga in L'ascesa di Skywalker che chiude trilogia sequel

I legami famigliari, di sangue e non, che portano alla salvezza o alla dannazione, sono fra gli elementi fondanti dei mondi creati da George Lucas in Star Wars.
Un viatico che ritorna con un trionfo di simboli della saga, in L'ascesa di Skywalker, l'attesissimo capitolo finale della trilogia sequel, che dal 18 dicembre 'invade' le sale italianein 800 copie distribuito da Walt Disney. Un'uscita che precede di due giorni il debutto in Usa, con previsioni di incassi globali nel mondo per il primo weekend, intorno ai 450 milioni di dollari.
Dietro la macchina da presa torna J.J Abrams, motore del ritorno "nella galassia lontana lontana", e già regista del primo capitolo della nuova trilogia 'Il risveglio della Forza' (2015), seguito nel 2017 da 'Gli ultimi Jedi' di Rian Johnson, che aveva provato qualche scelta più eterodossa rispetto alla 'Bibbia' della saga, attirandosi sui social gli attacchi dei fan più oltranzisti. Abrams, azzera, o quasi, i rischi di Johnson, regalando agli appassionati un viaggio dal ritmo incalzante dominato da icone (compresi un paio di cameo a sorpresa) e nuovi miti per la sfida senza appello tra l'Ordine finale dei Sith, guidato dal malefico Imperatore Palpatine (Ian McDiarmid, di ritorno dalla trilogia originale) e la Resistenza del Generale Leia (Carrie Fisher, scomparsa nel 2016, ma presente in maniera rilevante nel film, grazie all'uso di scene non utilizzate per Il risveglio della Forza). Proprio la Forza e il suo lato Oscuro abitano il confronto fra le due figure di riferimento della 'nuova generazione' : la 'predestinata' Jedi Rey (Daisy Ridley) che ha di fronte nuove pericolose domande ed emozioni difficili da controllare nella sua ricerca di identità e il leader del primo Ordine Kylo Ren (Adam Driver), tra riconoscimento reciproco, rimorsi, dubbi, scoperte e rinascite. Un percorso nel quale si rinnovano i ruoli centrali dei coprotagonisti John Boyega (Finn) e Oscar Isaac (Poe), in un cast che comprende il ritorno di un altro interprete icona della trilogia originale, Billy Dee Williams, per Lando Calrissian, e fra gli altri, Mark Hamill, Anthony Daniels Domhnall Gleeson, Lupita Nyong'o, Joonas Suotamo e Kelly Marie Tran. Fra le new entry, Abrams recluta Richard E.
Grant generale dell'Ordine finale e continua a puntare su donne forti: Naomi Ackie, nel ruolo di Jannah, nuova alleata della Resistenza, e Keri Russell (che per il regista è già stata interprete della sua prima serie tv di successo, Felicity e di Mission Impossible III) qui nei panni dell'abilissima e ironica Zorri Bliss, furfante intergalattica, ed ex compagna di scorribande di Poe. Abrams, anche coproduttore, ha deciso di cofirmare la sceneggiatura e dirigere il film, dopo l'addio al progetto per divergenze artistiche, in fase di preparazione, di Colin Trevorrow (Jurassic World). Dopo varie riscritture, per arrivare alla versione finale dello script c'è stato anche un incontro con George Lucas. Abrams chiude il cerchio con mano sicura, disegnando un'avventura fin troppo carica di elementi (il rischio di esagerare non l'ha spaventato) ma comunque spettacolare, introspettiva e densa di emozioni, alleggerita con sapienza da momenti di humour affidati in particolare alle interazioni con i droidi (che non vanno mai sottovalutati, ci ricorda Leia), C-3PO (Daniels, presente sin dal primo film della trilogia originale nel 1977), R2-D2 e il nuovo arrivato D-O e alla bromance di Finn e Poe. Non si lesinano le citazioni cinefile e artistiche, da Intrigo internazionale a La signora di Shanghai, da Escher a Shakespeare. La saga degli Skywalker può essersi (per ora) chiusa ma la Disney ha intenzione di continuare a esplorare l'Universo di Guerre stellari: si sta iniziando a immaginare un nuovo film, che avrà come coproduttore Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, altro asset di grande valore per la casa madre di Topolino. Intanto sulla piattaforma Disney+ ha debuttato la serie originale nata da Star Wars, The mandalorian.

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