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Scorsese, la malinconia di un film con i miei vecchi amici

'Ho 76 anni non so cosa accadrà, per questo ho detto sì a Netflix'

"Volevo fare un film con i miei amici" dice Martin Scorsese e in questa frase c'è tutta la "malinconia" che pervade The Irishman. Il regista è alla Festa di Roma per presentare il film tanto atteso (4-6 novembre in sala, dal 27 novembre su Netflix) e con una lavorazione di anni, lunga, complicata e appassionante per tutta la tecnologia sperimentale che c'è dietro. "Senza gli effetti digitali sviluppati dalla Industrial Light & Magic, avrei dovuto avere un cast alternativo per far interpretare i ruoli in gioventù, invece io ci tenevo a fare tutto con loro".
Il regista 76enne non parla mai di film 'testamento' ma certo questo The Irishman non è solo 'il nuovo film di Scorsese' perché nel raccontare la storia vera del sicario Frank Sheeran, legato a triplo filo con la mafia italiana e irlandese , dal primo dopoguerra agli anni Duemila c'è una saga criminale, che incrocia la politica dall'assassinio Kennedy alla Baia dei Porci, che arriva ad un punto finale, come un'epoca che si chiude ed è tempo di riflettere in modo maturo sulla vita.
"De Niro ed io volevamo fare un nuovo film insieme dopo Casinò del '95, ne parlavamo da anni senza trovare la storia giusta. E' stato Bob a parlarmi di questo libro di Charles Brandt (in Italia edito da Fazi, ndr): si è emozionato, coinvolto, descrivendo questo personaggio e ho sentito che potevamo essere sulla strada giusta e allo sceneggiatore Steven Zaillian ho chiesto di scrivere un film che cercasse di raccontare una vita intera, il tempo rimasto, la morte, i tradimenti e l'amore. Un approccio dalla fine di un'esistenza a guardare a ritroso nel tempo su cui De Niro ed io ci sentivamo a nostro agio. Ci sembrava importante anche che arrivato a quel punto della vita Sheeran, con tutti i morti lasciati alle spalle, la famiglia che lo aveva lasciato solo, tutto quel conflitto vissuto e quella violenza, rimanessero nel passato e il nostro protagonista accettasse che la morte è parte della vita", dice Scorsese ammettendo che in questo sta la melanconia profonda di questa epopea mafiosa "per la quale non c'era bisogno, come invece era accaduto in passato, di esaltare l'aspetto drammatico, di spettacolarizzare la violenza".
Sheeran, uomo di fiducia del boss Russell Bufalino (Joe Pesci), si trova ad un certo punto a dover eliminare la persona che più ha fatto breccia presso di lui, il potente istrionico Jimmy Hoffa (Al Pacino, in una prova da urlo), il leggendario sindacalista americano degli autotrasportatori di cui oggi forse nessuno ricorda chi sia stato, "spazzato via - dice Scorsese - dalla storia, esattamente come accade a tutte le cose". Se per De Niro e Joe Pesci si tornava a lavorare insieme ("non c'era neanche bisogno di parlarci sul set") dopo 23 anni, con Al Pacino è incredibilmente la prima volta, "nonostante lo conosca dagli anni '70. A propormelo è stato Bob, il rapporto reale tra lui e Al è incredibile, da 40 anni si vogliono bene, sentivano che stavano facendo qualcosa di unico e di speciale".
Per fare questo film, dal budget record di 160 milioni di dollari Scorsese ammette il compromesso: "la produzione, in piena libertà creativa, con i soldi di Netflix, senza i quali non sarebbe stato possibile realizzarlo, proprio per il costo della tecnologia digitale. Nessuno ad Hollywood era disposto a darceli e quando si è fatto avanti Netflix e abbiamo concordato che sarebbe andato comunque anche nelle sale per un mese (solo a New York in realtà, in Italia ad esempio esce in sala solo tre giorni dal 4 al 6 novembre con la piccola distribuzione della Cineteca di Bologna, ndr) mi è sembrato un buon accordo. I film sono fatti per essere visti e se oggi i ragazzi li vedono sull'Ipad e in streaming è inutile essere rigidi. Del resto i film vivono nelle sale non più di 4 settimane, mi ricordo Re per una notte restò al cinema solo per due settimane. Le possibilità del cinema con la tecnologia sono infinite, chissà magari si faranno film con DiCaprio e Totò insieme. Sono convinto - dice il cinefilo Scorsese - che la soluzione migliore sia vedere il cinema in sala ma ho 76 anni, non ho più tempo, non so cosa mi succederà, per questo ho detto sì a Netflix. E poi voglio aggiungere anche un'altra cosa: oggi nelle sale si cercano i parchi di divertimento. Va benissimo, ma andare con The Irishman o con altri film tipo questo in sala è far capire ai giovani che c'è altro, in modo che non credano che il cinema sia solo quello dei film fumetto".

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