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Jackman-Gary Hart, Casa Bianca e scandali

L'attore è l'ex candidato presidenziale in The Front Runner

ROMA - Nel 1988, il candidato democratico favorito a ottenere 'l'investitura', nella corsa alla presidenza degli Usa, poi vinta dal repubblicano George Bush senior, era il 50enne Gary Hart. Capelli 'fonati' sempre a posto, sorriso stampato, idealista, progressista sia in campo economico sia in politica estera, nel confronto con la Perestrojka di Gorbaciov, la sua corsa fu bloccata, come capita spesso nella politica Usa (Trump escluso), da uno scandalo sessuale. La scoperta di una possibile amante (entrambi non hanno mai confermato di avere avuto una relazione intima, anche se Hart anni dopo ammise di essere stato infedele alla moglie), la 29enne Donna Rice. Una lenta ascesa e rapidissima caduta, sotto l'assalto dei media, che Jason Reitman (Juno) racconta in The Front Runner - Il vizio del potere, affidando a Hugh Jackman il ruolo del protagonista. Il film, che ha aperto a novembre il Torino Film Festival, arriva in sala dal 21 febbraio con Warner Bros.

Nel cast spiccano Vera Farmiga, nella parte della paziente ma forte moglie di Hart, Lee (gli è rimasta accanto fino ad oggi), J. K Simmons nel ruolo del capo consigliere Bill Dixon e Sara Paxton, che dà grande umanità al personaggio di Donna Rice, la cui vita viene ugualmente sconvolta dalla scandalo. Reitman parte da un cambio di prospettiva: quello donato alla vicenda Hart, dal libro del giornalista politico, Matt Bai (anche cosceneggiatore) 'All the Truth Is Out: The Week Politics Went Tabloid', che ricostruisce la vicenda dell'ex candidato presidenziale, spostando l'attenzione su come i media affrontarono il caso. Uno stile, secondo Bai, tra inchiesta e piglio da giornali scandalistici, che avrebbe messo le basi alla politica spettacolo che domina ancora oggi negli Stati Uniti, e non solo. Proprio la scarsa propensione di Hart a permettere l'intrusione dei media nella sua vita privata, sia prima, sia dopo lo scandalo è uno degli elementi che sottolinea Reitman, mettendo anche a confronto, nel racconto, diverse posizioni fra i giornalisti sul modo di seguire il 'caso Rice', come quella del mitico direttore del Washington Post Ben Bradlee (Alfred Molina) e quella di un giovane inviato del quotidiano, A.J Parker (personaggio di finzione interpretato da Mamoudou Athie).

Il risultato nel film è un ritratto a tratti troppo idealizzato di Hart, che non mette abbastanza in luce le contraddizioni e le ambiguità del personaggio. Un uomo che per smontare le voci che fosse un donnaiolo, e ribadire quanto la sua vita fosse specchiata, aveva anche invitato, con una battuta in un'intervista al New York Times, la stampa a pedinarlo; per poi farsi 'beccare' da due giornalisti dal Miami Herald nella sua casa di Washington con Donna Rice. Come il regista, Jackman, che si è preparato con grande dedizione per interpretare il politico, anche parlando a lungo con lui ("Hugh sa a memoria anche discorsi di Hart che non sono nel film" spiega nelle note di produzione Reitman), vede dell'ex candidato democratico soprattutto le qualità: "Conoscevo lo scandalo - ha spiegato l'attore - quella che non conoscevo era la forza di Hart, quanto avesse da offrire e quanto quel periodo avrebbe poi significato per il futuro della politica e dei media americani".

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