"La poesia è il diario di un animale marino che vive sulla terra, desideroso di volare via". E' una frase del poeta Carl Sandburg, che secondo la cineasta italo americana Sara Colangelo, racchiude l'anima della protagonista del suo film, Lontano da qui, con Maggie Gyllenhaal. Remake, in chiave personale, dell'israeliano Haganenet, di Nadav Lapid, è un viaggio emotivo tra dramma, thriller psicologico e un tocco di commedia nera, che al Sundance al vinto il premio per la migliore regia, in arrivo dal 13 dicembre con Officine Ubu. Tutto ruota intorno a Lisa, maestra d'asilo di Staten Island, moglie e madre di due figli adolescenti, che scopre in uno dei suoi piccoli allievi, Jimmy di cinque anni, il talento di uno straordinario quanto inconsapevole poeta in erba. Per lei, schiacciata da una vita sicura e ripetitiva, proteggere e aiutare Jimmy diventa un'ossessione.
Un ruolo sul filo fra ombra e luce, bene e male, vestito alla perfezione da Maggie Gyllenhaal, che sta anche lavorando alla preparazione della sua prima regia: l'adattamento di La figlia oscura di Elena Ferrante. Lontano da qui, che ha nel cast, anche l'esordiente e bravissimo Parker Sevak nel ruolo del baby poeta, insieme, fra gli altri a Gael García Bernal, Rosa Salazar e Michael Chernus, costruisce su temi abitualmente più legati ai drammi, atmosfere da thriller e compie una profonda riflessione su quanto nel mondo sempre più ipertecnologico, veloce e violento di oggi, lo spazio per il pensiero libero, il talento e l'arte possano venire schiacciati senza accorgercene. Lisa, appassionata di poesia che ha rinunciato ai suoi sogni per la famiglia, invece ne è consapevole e non vuole vedere Jimmy, trascurato dai genitori, perdere quel raro dono. Per questo è pronta a tutto, anche a scelte estreme. Lontano da qui "parla del desiderio irrealizzato di essere un poeta, del talento, della mediocrità, dello sforzo di vedere il mondo in modo diverso: parla della ricerca della bellezza in luoghi insoliti" spiega Sara Colangelo nelle note di produzione.
"Mi ha colpito il modo in cui Sara nella sceneggiatura poneva una domanda pertinente, cosa significa essere una donna oggi? Qui entriamo - ha commentato l'attrice a The Playlist - nella mente di una donna che è 'affamata' e soffre in questa cultura". Per Maggie Gyllenhaal, protagonista anche sul piccolo schermo con la serie sul mondo del porno tra anni '70 e '80, The Deuce (in onda in Italia su Sky Atlantic), ora si avvicina una delle più importanti sfide della sua carriera, la prima regia, con l'adattamento per il grande schermo de 'La figlia, oscura', il romanzo di Elena Ferrante, della quale l'attrice è un'appassionata fan. "Le ho scritto per chiederle i diritti - ha raccontato al New Yorker Festival - e lei mi ha risposto che me li avrebbe dati solo a condizione che il film l'avessi diretto io. Io non avevo pensato alla regia, ero piena di dubbi, ma la sua convinzione mi ha commosso. Una persona che ammiro mi stava dicendo 'Ce la puoi fare".