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La Roma 'coatta' della Terra dell'abbastanza

I D'Innocenzo, è un film sull'amicizia, la cultura ci ha salvato

Piomba al Festival di Berlino La terra dell'abbastanza, lungometraggio d'esordio di due ventottenni registi romani, i fratelli gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, che ricorda tanto la poetica della periferia romana, della coattagine cantata da Claudio Caligari da Amore tossico fino a Non essere cattivo. Ma ci tengono a dire i registi: "È più che altro un film sull'amicizia in un posto di preannunciata sconfitta. Come si può sfuggire alla coattagine? Semplice, a noi ci ha aiutato la cultura che avevamo in casa ".

Nel caso de La terra dell'abbastanza si tratta di un'iniziazione involontaria alla delinquenza da parte di quelli che sarebbero potuti diventare davvero dei bravi ragazzi. Ovvero Mirko, Andrea Carpenzano (Tutto quello che vuoi, Il permesso), e Manolo (Matteo Olivetti) due giovani amici della periferia di Roma che vanno alla scuola alberghiera e sognano di fare i bartender. In tutto e per tutto due ragazzi di periferia come tanti, il primo con solo il padre (Max Tortora) e l'altro con madre separata (Milena Mancini). Una notte però si ritrovano ad investire con la loro utilitaria un uomo e decidono di scappare. L'uomo che hanno ucciso non è però uno qualsiasi, è un traditore, un infame. E questa tragedia si trasforma per loro in un colpo di fortuna: la vittima è un pentito di un clan criminale di zona e, facendolo fuori, i due ragazzi si sono guadagnati un ruolo, rispetto e denaro che non hanno mai avuto. Insomma un biglietto d'entrata dentro la malavita. Nel cast anche Luca Zingaretti nel ruolo di un boss.

"Con questo film volevamo raccontare com'è maledettamente facile assuefarsi al male - dichiarano gli autori cresciuti a Tor Bella Monica- In un mondo in cui la sofferenza è sinonimo di debolezza, i nostri protagonisti si spingeranno oltre il limite della sopportazione: vedere fin dove si può fingere di non sentire nulla". E ancora i registi, che hanno già in cantiere altri due film (un western e una dark story):"L'idea di questa storia nasce cinque anni fa, poi abbiamo avuto tutta una serie di incontri fortunati come quello con il produttore Agostino Saccà che ha letto il copione e si è subito convinto. Comunque - aggiungono - con questo nuovo primo film volevamo scardinare l'idea del machismo come il fatto che essere sensibili sia una debolezza".

"Per me è stata un'esperienza nuova che ho condiviso con i miei nuovi compagni di viaggio scambiandoci opinioni e improvvisando" dice Matteo Olivetti (Manolo). Carpenzano invece dice subito:"Ho avuto culo, fortuna. Ho incontrato, anche questa volta, due belle persone come i registi D'Innocenzo".

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