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Mainetti, donna punta diamante del film

Mainetti, donna punta diamante del film

Su set da 19/2. Regista, molestie? Chi ha sbagliato deve pagare

ROMA, 04 gennaio 2018, 22:48

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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A due anni dal successo di pubblico e di critica con Lo cihiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti sta per tornare sul set: inizieranno il 19 febbraio le riprese nella Capitale del suo nuovo film: ''sarà una storia corale sull'identità - spiega all'ANSA il cineasta, a margine di un incontro sul cinema - che avrà come punta di diamante una donna.

Abbiamo fatto già cinque stesure di sceneggiatura (firmata con Nicola Guaglianone, ndr) e come minimo ne faremo almeno altre due. Il titolo non c'è ancora, ne sta girando uno inglese (Freaks out, ndr) ma era solo un'idea, non penso sarà quello anche perché è una storia romana''. Come 'Lo chiamavano Jeeg Robot' ''sarà un mix di generi bello folle, super pop. Speriamo che non mi mettano in croce'' aggiunge sorridendo. Come vivi la preparazione di questo film? ''in maniera un po' strana, ma sono convinto del cuore della storia, e dell'emozione che mi possono dare i protagonisti, che ho quasi scelto...ci metto sempre tanto a scegliere''.

Mainetti è felice che ''la punta di questa coralità sia una donna. Ho un rapporto felice con il femminile, spero di riuscire a raccontarlo in maniera originale''. Cosa pensi dello scandalo molestie nel cinema? ''Chi ha sbagliato deve assolutamente pagare, ma è molto molto sottile la percezione di quello che è un corteggiamento insistito e la molestia, invece la violenza è chiara, è inutile prenderci in giro. Però credo fortemente che alla base di questo abuso di potere ci sia la concezione assurda che molti ancora hanno, per cui la donna debba vendersi, per ottenere qualcosa, attraverso la sessualità. Basta, ma di che parliamo? E' un'idea folle che va superata''.

Mainetti non ha paura dei temi forti: ''la violenza sui minori l'ho affrontata nel mio corto Tiger Boy e in Lo chiamavano Jeeg Robot, e si parla in parte di abuso anche in questo film''. La protagonista ''è emancipata e indipendente, e come tutte le donne, sa affrontare meglio emotivamente il dolore degli uomini, una forza che spaventa molti di noi, per questo le donne vengono spesso oppresse. Io invece le ammiro profondamente, meno male che ci sono loro''.

Ti convince la nuova legge per il cinema? ''Molto, si stanno concretizzando tanti obiettivi che ci eravamo prefissati da anni, ma in Italia le cose richiedono sempre tempi lunghi, l'iperburocratizzazione rende tutto così difficile''. Oltre al grande schermo, Mainetti pensa anche alla tv, ''perché ti offre la risposta di un pubblico gigantesco, che è difficile avere al cinema. E' un mezzo che ha tante potenzialità, e che sta già cambiando. Ti permette un tempo di racconto infinito, il personaggio può essere esplorato nella sua complessità, è un altro linguaggio, non inferiore al cinema''. Per il piccolo schermo ''ho un progetto tutto mio che sto sviluppando da un po', una storia originale''. E invece l'idea del Caravaggio televisivo a cui aveva accennato Michele Placido? ''Ci siamo solo incontrati e ne abbiamo parlato''.

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