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Hostiles, un western contro il razzismo

Hostiles, un western contro il razzismo

Nel cast del film distribuito da Notorius, Bale e Rosamund Pike

ROMA, 27 ottobre 2017, 09:29

Francesco Gallo

ANSACheck

Festa Roma: apre Hostiles, western contro il razzismo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Festa Roma: apre Hostiles, western contro il razzismo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Festa Roma: apre Hostiles, western contro il razzismo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hostiles di Scott Cooper western di apertura della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma è un film a tratti molto duro, spietato, ma con un'anima esistenziale e un messaggio contro il razzismo. Il film, che sarà distribuito in Italia da Notorius Pictures e con protagonisti Christian Bale, Rosamund Pike e Wes Studi, ribadisce più volte il regista di Crazy Heart, Out of the Furnace e Black Mass:"Pur essendo un western classico racconta l'America di oggi. Non è un segreto - sottolinea poi - che gli Usa stanno vivendo attualmente una profonda spaccatura razziale che peggiora sempre più. Spero che questo Hostiles possa aprire un dibattito che apra alla riconciliazione che porti a sanare le ferite".

Ambientato nel 1892, Hostiles segue il lungo viaggio di un capitano di fanteria, Joseph Blocker (Bale) che odia con tutte le sue forze i pellerossa, suoi nemici da sempre, che si trova costretto a scortare un vecchio e carismatico capo Cheyenne, Falco giallo (Studi), e la sua famiglia fino alla terra natia nel Montana. Inizia così un lunga Odissea dove in questo manipolo di uomini, anche per pericoli affrontati, si crea lentamente un'avvicinamento umano al di là di ogni pregiudizio razziale. Collante di questo gruppo, nonostante i suoi silenzi e il suo dolore, una giovane vedova Rosalee (Pike) fresca di una immane tragedia: quella di aver assistito alla morte di suo marito e dei suoi tre figli massacrati da cinque scatenati Comanche.

"Queste due culture - spiega Scott - si trovano costrette a fare questo viaggio, dal Tennessee e al Montana, come in un percorso dell'anima. Alla fine, tra loro, c'è vera riconciliazione, una cosa che farebbe bene all'America di oggi. Ora se questo film aprisse un reale dibattito negli Usa su queste cose sarei davvero contento, penserei di aver fatto qualcosa di utile". E ancora il regista: "sono finiti gli otto anni pieni di speranza di Obama. In Usa se continua così le difficoltà saranno enormi. Il rischio è di tornare agli anni Quaranta". "Mi sono basata sulla vita vera, reale. Il mio personaggio è quello di una donna molto forte, ma non è per niente vicina alle quelle di oggi che scimmiottano l'uomo. Lei comprende e sa ascoltare, una cosa rara" dice la Pike (Jackie Reacher - La prova decisiva). E solo per un attimo l'ombra dello scandalo Weinstein passa sull'Auditorium: "certo - dice l'attrice alzando gli occhi al cielo e senza nominare il produttore Usa - le donne quando si mettono insieme sanno far sentire la loro voce, ma nel caso di Rosalee lei è umana, una madre che sa osservare quello che la circonda".

Frase cult del film, quella che si legge nei titoli di testa a firma di D.H.Lawrence: "Nella sua essenza, l'anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai fusa".

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