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Fanny Ardant, " Io e Gassman ci curavamo ferite"

Al Bif&st master class dell'attrice con Margarethe von Trotta

(ANSA) - BARI, 28 APR -"È difficile parlare delle persone che hai amato, ma Vittorio Gassman era un grande timido che si nascondeva. Era un melanconico, mi ha protetto quando ero fragile, e avrei voluto proteggerlo io". Questo uno dei momenti più belli della master class di Fanny Ardant condivisa con Margarethe Von Trotta stamani al Bif&st in quella che si può definire la giornata delle donne (stasera ci sarà la Bruni Tedeschi che riceverà il Premio Anna Magnani). Tanti i temi sollevati dalla Ardant, che presenterà il suo terzo film da regista Il divano di Stalin, e dalla regista tedesca, presidente del Bif&st. Si è parlato del passaggio da attore a regista, una strada condivisa, di Ettore Scola, di attori, teatro, Depardieu e altro. Questi, per voci, i temi emersi nella master class di stamani. VITTORIO GASSMAN Quello che amava profondamente - dice la Ardant che ha lavorato con lui in film come La famiglia di Scola - era il teatro. Ogni volta che lo incontravo cresceva tra di noi l'amicizia. A volte, dopo un mio spettacolo, mi diceva cose che non le erano piaciute, mi faceva delle critiche, ma sempre con l'occhio di un attore teatrale. DA ATTRICE A REGISTA Spesso quando facevo l'attrice in teatro nei lunghi pomeriggi mi isolavo e mi mettevo a scrivere storie. Un giorno - dice la Ardant - un produttore ha creduto in queste storie, scritte clandestinamente, e mi sono decisa a mettermi dietro la cinepresa, ma una cosa è certo io mi sento un'attrice. Spiega invece la Von Trotta: Diventare attrice per me è stato solo un modo per entrare nel cinema, non potevo permettermi di fare corsi di regia. Avevo scoperto la Nouvelle Vague, i film di Bergman e avevo ben chiaro cosa volessi dal cinema. Erano gli anni Settanta non c'era allora l'idea che una donna potesse fare cinema così sono diventa prima attrice aspettando, come un animale, di poter fare il salto. E, passata alla regia, non ho fatto più l'attrice. ETTORE SCOLA Conobbi Scola a Venezia un anno dopo 'Anni di piombo' - dice ancora la Trotta -, mi disse che avrebbe voluto che scrivessi un film per lui. Io ero sorpresa e lusingata ma poi capii che non era vero, era solo un modo per farmi un complimento. In seguito, è sempre venuto ad assistere alle mie proiezioni e alla fine mi diceva 'Ma non si ride mai nei tuoi film!'. IL DIVANO DI STALIN Da quando avevo quindici anni mi sono appassionata alla letteratura e arte russa e della storia tragica di questo paese - spiega la Ardant nata a Saumur, Maine-et-Loire il 22 marzo 1949 - quando ho letto il romanzo omonimo di Jean-Daniel Baltassant, mi ha interessato come una persona si comporta di fronte al potere. Una cosa insidiosa: che ne è della nostra anima di fronte al potere assoluto rappresentato da Stalin? Ho pensato subito a Depardieu come protagonista, era perfetto per fare questo personaggio odioso anche se non gli somiglia. Per quanto riguarda la sua amicizia con Putin non c'entra nulla, la Russia l'ha accolto come un bambino. Solo i giornalisti pensano che il mondo sia solo in bianco e nero e Putin non è certo peggio di Trump. La verità è che Depardieu è un avventuriero, parla con tutti, è un uomo libero. E comunque non ha mai fatto l'apologia di Putin''. (ANSA).

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