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I Vanzina raccontano papà Steno

Masterclass al Bif&st, nel futuro 'La banda dei miracoli'

Attenti a quei due, ovvero a Carlo ed Enrico Vanzina, perché, al di là di ogni etichetta facile che è stata loro affibbiata (creatori del 'cinepanettone' e di commedie all'italiana mordi e fuggi), il cinema lo conoscono davvero come hanno dimostrato alla masterclass al Teatro Petruzzelli nella quinta giornata del Bif&st. E da loro arriva, oltre al ricordo del loro grande padre Steno, anche una delle letture dei mali del cinema italiano: "Una volta c'era la commedia, ma quelle di una volta erano d'autore. Il più grande incasso è stato, pochilo ricordano, La dolce vita di Fellini. A quei tempi i grandi film d'autore andavano bene in sala insieme alle commedie. È poi arrivato il tempo di autori come Benigni, Troisi e altri che hanno cominciato a fare tutto da soli, una cosa da cui si è salvato solo Verdone, e si è rovinato un po' tutto. Che sarebbe Pane amore e fantasia senza Tina Pica o Fellini senza le musiche di Nino Rota?".

Nel futuro dei due fratelli, La banda dei miracoli, ovvero la storia di una gang che cerca di rubare il tesoro di San Gennaro per fini umanitari. Ispirato a un capolavoro di Dino Risi, Operazione san Gennaro, avrà come interpreti Vincenzo Salemme, Max Tortora, Carlo Buccirosso, Christiane Filangieri e Serena Rossi.

Ecco, infine e in sintesi, alcune voci della loro masterclass.

NOSTRO PADRE STENO - Steno, nostro padre, era snobbato dalla sinistra, ma non è mai appartenuto davvero a nessuna combriccola, anzi è dovuto scappare dal fascismo perché prendeva in giro Mussolini. Più che antifascista era un liberale. Nel dopoguerra fare cinema significava stare in una grande famiglia e questo al di là della politica e con un solo vero problema: nessuno aveva soldi. Quando si ritrova alla rivista Marc'Aurelio nostro padre assume gente come Fellini e Scola. Scrive poi per De Sica, Monicelli, Soldati, Blasetti. 'Guardie e ladri' è il film che inventa la commedia all'italiana, dicendo in modo lieve, divertente, cose importanti. Non era solo un regista di commedie, ma anche un grandissimo pittore, scrittore e intellettuale, era un fuoriclasse.

TOTÒ - Era veramente due persone; Totò e il principe De Curtis, era scisso. Nostro padre era suo amico nella vita e sul set. Una volta Totò chiese di vedere il giornaliero, una cosa che non faceva mai, e si sbellicò dalle risate vedendosi in scena. Era il più grande fan di se stesso, ma anche un uomo che abbiamo visto piangere a Napoli quando, ormai quasi cieco, ricevette un premio e non ci andò nessuno a festeggiarlo. Per fortuna il tempo è galantuomo.

CHECCO ZALONE - E' il vero Totò di oggi. Lo dicemmo in tempi non sospetti, al suo primo film, per questa forza anche un po' anarchica della sua comicità.

GIULIO ANDREOTTI - Ci rivolgemmo a Giulio Andreotti per trovare per papà, appena scomparso, un posto al cimitero del Verano. Dopo qualche giorno arrivò la risposta caustica di Andreotti: "La mafia del Verano è più forte del presidente del Consiglio". Così in attesa di trovare una soluzione definitiva, Steno venne ospitato, per un periodo e con grande generosità, nella cappella della famiglia De Sica.

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