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Patroni Griffi, narratore di anime

Patroni Griffi, narratore di anime

In docu ritratto dello scrittore, regista e commediografo

ROMA, 08 febbraio 2017, 10:12

Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 "Un narratore di anime", "napoletano fino alle viscere", anarchico, provocatorio, generoso e libero. Sono fra i tratti che amici e collaboratori, come Raffaele La Capria, Giorgio Napolitano, Massimo Ranieri, Franca Valeri, i premi Oscar Gabriella Pescucci e Vittorio Storaro, o ancora tra gli altri, Kaspar Capparoni e Ruggero Cappuccio, utilizzano per raccontare Giuseppe Patroni Griffi In 'Metti, una sera a cena con Peppino', il documentario di Antonio Castaldo, ieri in anteprima nella serata al Piccolo Eliseo dedicata allo scrittore, commediografo e regista, scomparso nel 2005. Il film non fiction uscirà in dvd il 27 febbraio con Luce Cinecittà (anche coproduttore insieme a 8 Production), e sarà 'in tour' con proiezioni in alcuni dei maggiori teatri italiani, come il Franco Parenti di Milano, il Mercadante di Napoli e il Della Pergola di Firenze. ''L'idea di dedicare un documentario su Patroni Griffi ''è nata dal fatto che a Napoli, quando di parla di un Peppino artista - spiega il regista all'ANSA -, si pensa subito a De Filippo. Di Patroni Griffi si ricorda il nome ma molti oggi non sanno ciò che ha fatto, ciò che ha scritto''. L'ex presidente della Repubblica Napolitano, presente ieri alla serata introdotta dal direttore dell'Eliseo Luca Barbareschi, ha conosciuto Patroni Griffi all'università a Napoli: ''Faceva parte da quel gruppo di amici formato con Ghirelli, La Capria, Francesco Rosi - ha spiegato -. Era una persona deliziosa a cui voglio ancora molto bene''. Mentre Marina Cicogna, produttrice di 'Metti, una sera a cena', il film cult del 1969, con Florinda Bolkan, Jean-Louis Trintignant e Tony Musante, sulla rivoluzione sessuale da una prospettiva borghese, che Patroni Griffi ha tratto dalla sua commedia più famosa, definisce l'esperienza ''una delle cose più belle e straordinarie che ho fatto'. Il documentario riflette anche con materiale d'archivio, interviste rilasciate negli anni da Patroni Griffi, e la voce narrante di Peppe Barra, la ricchezza della personalità di 'Peppino': il suo antifascismo negli anni della guerra a Napoli (dov'era nato nel 1921), l'arrivo a Roma, il legame con Visconti, visto come una figura paterna, gli esordi artistici, e il sodalizio in primis con la Compagnia dei Giovani di Giorgio De Lullo e Romolo Valli, per cui scrive 'D'Amore si muore', 'Metti, una sera a cena' e 'Prima del silenzio'; i film (tra gli altri, anche Addio, fratello crudele, e La gabbia) fino alla sfida delle regie (plurivincitrici di Emmy) per la tv di opere liriche riprese in diretta nei luoghi delle trame: come 'Tosca' a Roma e 'La traviata à Paris'. ''La parola che meglio lo definisse era anarchico - ricorda Raffaele La Capria -. E' stato un grande amico per tanti, dava molto di se stesso''. Con lui ''siamo tanti giovani per tanto tempo'' dice Franca Valeri, mentre Massimo Ranieri spiega: ''è stato Geppetto, dal pezzo di legno che ero ha fatto nascere Pinocchio''. Un artista libero nel raccontare le ipocrisie borghesi e l'amore assoluto, ma anche un uomo coraggioso, che ha vissuto ''la sua omosessualità con naturalezza'' dice la Capria in tempi dove i pregiudizi erano fortissimi. ''Le favole finiscono dove comincia la noia, con 'E vissero felici e contenti' - disse Patroni Griffi al Maurizio Costanzo show - invece dalle ingiustizie nascono così tante belle storie''.

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