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Il gladiatore di Ridley Scott va su Marte

Ecco The Martian,kolossal spaziale con Damon."Ora sogno western"

Un gladiatore nello spazio. Ridley Scott non rifiuta il paragone con se stesso all'indomani della prima europea a Londra di 'Sopravvissuto - The Martian' (in sala in Italia dal 1 ottobre), nuovo kolossal nel quale Matt Damon veste i panni di un astronauta (Mark Watney) disperso su Marte e Jessica Chastain quelli di Melissa Lewis, intrepida comandante della spedizione multinazionale incaricata di provare a riportarlo a casa. "Anche lui e' un surviver", sottolinea il regista britannico caro a Hollywood, rispondendo alla suggestione di un richiamo al film di culto del 2000 ambientato nell'antica Roma.

"La chiave di tutto - insiste nel parallelo - e' che non siamo ancora finiti", che se c'e' vita "puoi reagire". Solo che stavolta la sfida e' proiettata in futuro lontano, per ora impossibile. E l'arena in cui si decide il destino dell'uomo e' il pianeta rosso, a 225 milioni di chilometri dalla Terra. Fra i titoli di Scott, la pellicola in uscita a inizio ottobre in Italia s'inserisce nel filone fantascientifico. Quello che va da Alien, a Blade Runner, a Prometheus: in attesa dell'annunciato nuovo sequel di Alien a cui il regista conferma di aver gia' messo mano. Non e' pero' solo questo. Tratta dal best seller 'L'uomo di Marte', dello scrittore Andy Weir, ha connotati scientifici piu' accurati, incrocia "scienza e umanita'", non manca di "note comiche".

E, soprattutto, vuol essere anche "una lezione globale", azzarda il regista. Quasi un incoraggiamento a collaborare fra paesi e genti diverse: nella corsa allo spazio come in politica, interna o estera che sia. La trama del film, realizzato con l'assistenza di esperti veri della Nasa e poche liberta' rispetto a una ricostruzione tecnicamente plausibile, si snoda a partire da una tempesta che sorprende su Marte l'equipaggio d'una spedizione internazionale, obbligandolo all'evacuazione. Senonche', Watney-Damon non ce la fa. Dapprincipio dato per morto, riesce a far sapere di essere sopravvissuto a dispetto dei tentativi iniziali da Terra d'insabbiare la vicenda. Di qui la missione mozzafiato dei compagni - pronti a un certo punto anche a ribellarsi agli ordini -, il graduale superamento degli ostacoli politici, l'inizio di un'insperata cooperazione multinazionale che unisce sotto la stessa bandiera Stati Uniti e Cina. E questa e' in fondo la "lezione globale" di cui parla di Ridley Scott.

"Perche' - si domanda il regista passando alla realta' - Usa, Cina, Giappone, Paesi europei non si mettono insieme per creare un team internazionale e andare su questo cavolo di Marte?". Una provocazione, naturalmente. E tuttavia un approccio a cui Scott invita a credere. Anche allargando il quadro alla politica, a proposito della quale deplora come "sembri concentrata nella distruzione reciproca", fra paesi come fra partiti rivali. Cita quindi l'esempio dell'attuale campagna presidenziale americana, denunciando quello che chiama l'atteggiamento "costantemente negativo di Repubblicani e Democratici" e teorizzando invece l'idea di "una coalizione per risolvere i problemi veri", comuni a tutti. Nella troupe di 'Sopravvissuto - The Martian', incalza, "ho avuto musulmani, cattolici, protestanti, persone dal Nepal o dalla Cina e non c'e' stato alcun problema a lavorare insieme". Alla soglia dei 77 anni, e con alle spalle una carriera costellata di successi, il suo atteggiamento positivo appare del resto fuori discussione. "Non faccio programmi", si schermisce, senza nascondere di avere ancora sogni nel cassetto. "Vorrei disperatamente fare un western", rivela salutando, col sorriso di chi pare far intendere che potrebbe accadere davvero.

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