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Mario Martone, a furia Isis dobbiamo rispondere da essere umani

Regista con le Bassaridi aprirà stagione Opera Roma

     (ANSA) - ROMA, 5 LUG - Con oltre sei milioni al botteghino e tanti premi, ai quali ha da poco aggiunto il Nastro d'Argento come film dell'anno, Mario Martone non può che sorridere sereno quando gli si ricorda il successo del suo ritratto di Leopardi, Il giovane favoloso. Una delle tante sfide in una carriera che continua a portarlo a farci riflettere sul presente anche quando racconta il passato, al cinema (sta scrivendo il nuovo film, ancora top secret), oltre che nelle regie di prosa e operistiche. Come quella di 'Aureliano in Palmira' l'anno scorso al Rossini Opera Festival o la prossima, Le Bassaridi di Hans Werner Henze che aprirà la stagione dell'Opera di Roma. Nell'opera rossiniana era centrale lo scontro tra Oriente e Occidente, tema mai tanto d'attualità dopo i nuovi attentati e l'escalation di efferatezze dell'Isis con le uccisioni di massa a profanare la meraviglia del teatro antico di Palmira. ''A una barbarie così cieca - dice il regista - non c'è che da opporsi in forme umane. Non bisogna rispondere con barbarie a barbarie, anche quando sembra assurdo non reagire con altrettanta violenza''. Argomenti che tornano anche ne Le Bassaridi, rilettura creata da Henze nel 1966 de Le Baccanti di Euripide. ''Si racconta di un dio che scatena la violenza più feroce. Le tragedie greche sono come scatole nere dell'umanità, parlano del conflitto costante tra furia distruttrice e forza del pensiero. Per questo è possibile metterle in scena e reimmaginarle''. Un modo, secondo Martone per affrontare argomenti che ci spaventano: ''Siamo circondati da guerre che facciamo finta di non vedere, ma che ci riguardano tutti, anche perché sono la causa prima dell'emigrazione''. Il regista ne aveva parlato anche in Teatro di guerra (1998) di cui è appena uscito il dvd (Lucky Red), ''un film sulla guerra di Sarajevo fatto a Napoli''. Pensando al clamore suscitato da Il giovane favoloso (appena uscito con successo anche in Francia), Martone, che con il protagonista Elio Germano, ha da poco ricevuto la cittadinanza onoraria di Recanati, trova che ''la cosa bellissima sia come il film abbia continuato a vivere nella mente e nel cuore degli spettatori di varie generazioni, che ne hanno discusso e magari si sono rimessi a leggere Leopardi. I giovani sono stati una forza enorme nel pubblico, ma sono tornate al cinema anche tante persone anziane, mosse dall'amore per questo poeta''. Per il regista Noi credevamo' (2010), sul Risorgimento, e Il giovane favoloso ''non sono film sul passato ma su di noi. Siamo tutti fatti da strati di memorie, esperienze, vissuto, così come lo è un Paese. L''800, un periodo fondatore nella nostra storia, è come una zona rimossa, coperta da un velo. E' stata spesso retoricamente celebrata ma mai veramente conosciuta, anche nelle sue asprezze. Ritrovare certi aspetti fa sì che questi film parlino agli spettatori dell'oggi''. Qual'è ora la nuova sfida per Martone? ''Sul prossimo film non posso dire nulla, tranne che comincerò a scriverlo quest'estate con Ippolita di Majo (moglie del regista e già cosceneggiatrice del film su Leopardi). Posso solo augurarmi di continuare a rischiare, come ho sempre fatto. A volte sono le cose che mi chiamano e io gli vado incontro senza farmi spaventare''. Un consiglio per un regista all'opera prima? ''Avere coraggio, uscire dall'uniformità, non applicare uno schema, perché quello fa morire tutto. Comunque trovo che questo sia un buon periodo per il cinema italiano. Il mio film, come quelli di Garrone, Sorrentino, Moretti prendono tutti strade molto diverse fra loro''.

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