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Orson Welles, dopo 100 anni ancora il migliore

Orson Welles, dopo 100 anni ancora il migliore

Cresce attesa per il suo The other side of the wind

06 maggio 2015, 08:18

Massimo Sebastiani

ANSACheck

Orson Welles in Il terzo uomo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Orson Welles in Il terzo uomo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Orson Welles in Il terzo uomo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Orson Welles: 100 anni dalla nascita (6 maggio 1915) e 30 dalla morte   (10 ottobre 1985). Si potrebbero mettere in fila un certo numero di aggettivi, facendo sfoggio di presunta intelligenza critica e virtuosismo lessicale (geniale, innovativo, torreggiante, bulimico, tragico, barocco, prodigioso, rivoluzionario, debordante, non riconciliato, trascinante, vitale, incompiuto); si potrebbero citare le classifiche dei migliori film di sempre, che per decenni (e ancora oggi) piazzano al primo posto senza ombre e dubbi un suo capolavoro girato a 20 anni (Quarto potere); ci si potrebbe comodamente riferire a registi e critici di fama. Ma forse la voce di una donna, che è stata anche sua attrice, dice meglio e più di chiunque altro cosa sia stato Orson Welles: “Quando lo vedo e gli parlo, mi sento come una pianta dopo che è stata innaffiata” (Marlene Dietrich).

Ci sono registi che hanno inaugurato un genere, marchiato a fuoco un’epoca, perfezionato uno stile di cinema: Orson Welles (LA SCHEDA DI ANSA CINEMA), semplicemente, ne ha cambiato per sempre il corso. Come attore, sceneggiatore, regista. Un artista del ‘900 più che un cineasta. 

Prima ancora del suo clamoroso esordio con Quarto potere (LA SCHEDA DEL FILM) , Welles era diventato una celebrità (e un capitolo inevitabile in ogni storia dei mezzi di comunicazione di massa: e quanto prima dei social network…) con la trasmissione del 30 ottobre 1938 in cui trasformò l’adattamento della Guerra dei mondi in una cronaca realistica sull’invasione dei marziani che terrorizzò mezza America. Pericolosamente in bilico sul crinale tra vero e falso, come tutta la sua vita e buona parte della tematica dei suoi film (realizzerà un documentario dal titolo F for fake mentre in italiano il volume che raccoglie le interviste di una vita ha per titolo It’s all True. Interviste sull’arte del cinema).

Leggendaria, come la sua voce polimorfa, la sua stazza falstaffiana, la sua folle capacità di lavoro, i suoi montaggi sfrenati, i piani sequenza spericolati (quello iniziale de L’infernale Quinlan si studia in ogni scuola di cinema) è stata la sua battaglia contro il sistema hollywoodiano (“Hollywood è un quartiere dorato adatto ai giocatori di golf, ai giardinieri, a vari tipi di uomini mediocri ed ai cinematografi soddisfatti. Io non sono nulla di tutto ciò”). Punito da una campagna negativa orchestrata ai suoi danni da William Randolph Hearst, il magnate della stampa cui Quarto Potere era parzialmente ispirato, Welles, il cui esordio fu salutato come quello di un genio ma che commercialmente fu un fiasco, iniziò poi con L’orgoglio degli Amberson, secondo film per la Rko, il suo calvario di incomprensioni, tagli e rimaneggiamenti subiti, censure più o meno esplicite.

Da quel momento, lavorando anche a due o tre film contemporaneamente, Welles farà di tutto per trovare finanziamenti: la voce narrante dei cartoni animati, apparizioni televisive, spettacoli di magia, pubblicità. Inizia film a Venezia e li finisce in Marocco; va dove c’è chi sembra credere in lui e dove pensa di poter trovare soldi (“Ecco: io sono un pendolare. Vado dove c'è del lavoro, come un raccoglitore di frutta. Tutto ciò di cui ho bisogno sono un sorriso d'incoraggiamento ed una proposta, ed arrivo subito, col primo aereo”). Innumerevoli i film rimaneggiati da altri ma anche quelli in cui dovrebbe limitarsi a recitare ma fa molto di più: si scrive i dialoghi e (forse) si gira le scene che lo riguardano, come quella, celeberrima, del monologo nelle fogne di Vienna in Il terzo uomoNel film del 1949 diretto da Carol Reed, la straordinara interpretaazione di Welles nel ruolo di Herry Lime

 

 

In mezzo, altri capolavori: L’infernale Quinlan  (VIDEO)(“E’ un film che un po’ ci umilia perché è il film di un uomo che pensa molto più in fretta di noi, molto meglio e che ci getta in faccia un’immagine meravigliosa quando siamo ancora abbagliati da quella precedente”: Francois Truffaut), Rapporto confidenziale, Il processo.

Inevitabilmente, anche la frammentazione, i progetti iniziati e abbandonati e l’incompiutezza caratterizzeranno tutta l’opera di questi anni fino all’ultimo, misterioso progetto che potrebbe forse a breve vedere la luce, The other side of the wind, che un suo amico e collega ha definito l’ ‘8 e mezzo’ di Welles.  

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