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Nyosha, due scarpe per scampare Shoah

Nyosha, due scarpe per scampare Shoah

Nel film di Liran Kapel la storia vera della nonna sopravvissuta

VENEZIA, 16 aprile 2015, 17:42

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Mia nonna diceva sempre che quelle scarpe vicino al letto la salvarono dall'Olocausto": una storia magica, eppure del tutto vera è quella che la regista 28enne israeliana Liran Kapel ha raccontato all'ANSA parlando del suo cortometraggio "Nyosha", presentato oggi a Venezia nell'ambito della diciottesima edizione di Cartoons on the Bay. Sua nonna Nomi, infatti, riuscì incredibilmente a scampare alla Shoah proprio grazie a un paio di scarpe. Il cuore di questa singolare vicenda è contenuto negli 11, intensi minuti del film: in Polonia, durante la seconda guerra mondiale, una bambina di nome Nyosha, rimasta orfana dopo l'uccisione dei genitori da parte dei nazisti, si salvò dall'ispezione di un soldato nascondendosi sotto le coperte e tenendo accanto al letto un paio di scarpe ben spazzolate. "Mia nonna mi ha raccontato questa storia fin da quando avevo 10 anni, è stata sempre nella mia testa", ha spiegato la regista (che ha realizzato il film insieme a Dekel Yael nel 2012), "ho immaginato tante volte la storia delle scarpe, del soldato, del letto: il particolare del potere magico delle scarpe è una cosa che mia nonna mi ha sempre detto e io ci ho creduto perché lei stessa ci credeva veramente". "Le aveva tanto desiderate, per questo le teneva sempre pulite, spazzolate, ed era convinta che quello fosse il motivo per cui quel soldato l'avesse lasciata vivere: quell'uomo vide le scarpe e se ne andò, mi raccontava", ha aggiunto. E' stata la morte della nonna a spingere Liran a raccontarne la vicenda: "Questo film è solo una piccola parte di quello che ha vissuto, anche se è la più significativa, e mi dà la possibilità di farla continuare a vivere", ha proseguito, raccontando di aver ricevuto dal padre una mail che conteneva "l'intero diario di mia nonna: ho letto quelle 70 pagine tutte d'un fiato e quando lei morì poco dopo, ho capito che la sua storia non poteva rimanere solo su carta e che dovevo raccontarla attraverso un film". La tecnica usata dalla regista nel film è quella dello stop motion: una decisione in un certo senso obbligata per chi, come lei stessa ha ammesso, non ha "mai saputo disegnare, anche se ora sto iniziando". "Quando ho imparato a realizzare le marionette è stato meraviglioso, perché ho capito che potevo raccontare le mie storie con questa tecnica", ha detto ancora, aggiungendo che "studiare animazione senza saper disegnare è stato difficile". Emblematica è stata la scelta di presentare il cortometraggio al festival proprio oggi, nella giornata di "Yom HaShoah", in cui Israele - Paese ospite d'onore quest'anno a Cartoons - ricorda l'Olocausto: "Finché è stata in vita, ogni anniversario di Yom HaShoah mia nonna girava in tutto il mondo per raccontare a bambini e ragazzi la sua storia". Per il prossimo futuro, Liran continua a proiettarsi nel cinema d'animazione: "Ho un nuovo film in lavorazione, che ha un argomento del tutto diverso, incentrato sulle relazioni e sull'amore e realizzato utilizzando sale e ghiaccio", ha affermato. Eppure, il capitolo che la lega a sua nonna non è ancora chiuso: "sto scrivendo un lungometraggio ricavato da Nyosha", ha spiegato, "ora sto cercando i fondi per completare lo script: il mio desiderio è raccontare tutta la sua storia".

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