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Educazione affettiva, una scuola di emozioni

Il documentario di Bondi e Bicocchi su allievi quinta elementare

(ANSA) - ROMA, 1 APR - Gli ultimi giorni di scuola di una ventina di bambini di quinta elementare nella 'Scuola - Città Pestalozzi' di Firenze nel 2011, diventano un viaggio nelle emozioni ruvide e profonde dei piccoli e nella passione per il proprio lavoro di due maestri in Educazione affettiva, il documentario di Federico Bondi e Clemente Bicocchi prodotto da Ardaco e distribuito in collaborazione con Lo Scrittoio. Il film, dopo aver collezionato in un mese oltre 3000 spettatori in Toscana, arriva sul circuito nazionale e oggi viene presentato alla Camera dei Deputati. Il titolo viene dal percorso educativo, fuso alle normali lezioni, nella scuola toscana, che attraverso momenti di dialogo, gioco, laboratori e condivisione, porta i bambini a confrontarsi su gioie, paure, vergogna, rabbia, aspirazioni, senso dell'amicizia.

"Divenire persone passa attraverso questo - spiega all'ANSA Matteo Bianchini, uno dei due maestri nel film, l'altro è Paolo Scopetani -. Conoscere se stessi e i propri limiti ti permette di accettarti e ti porta a volerli superare. Se la scuola non insegnasse solo a scrivere ma lavorasse anche su ogni singola persona ci sarebbe meno lavoro per gli psicanalisti". Il documentario nasce proprio dall'invito dei due maestri a Bondi e Bicocchi: "L'idea ci è venuta dal fatto che ogni giorno ci capitava di assistere a cose bellissime lavorando con i bambini, imparando da loro. E' anche un modo per rendere un po' di giustizia al mondo della scuola, di cui si parla tanto ma sempre attraverso le voci degli adulti. Qui i bambini si riprendono la parola". I due registi hanno prima frequentato la classe, per creare un clima di fiducia, e poi hanno girato per quattro settimane: "Si è trattato di un gioco libero senza sceneggiatura - dice Bondi, autore anche di Mare nero (2008), vincitore fra gli altri, a Locarno del premio per la miglior attrice a Ilaria Occhini -. Nel film c'è uno spaccato di rapporti basati sulla vera condivisione, non come quella che trovi sui social network. Saltavano agli occhi il rispetto e la fiducia reciproca, che sono le basi per la vera libertà". Bondi sottolinea che Educazione affettiva "non è un film su una scuola o su un metodo formativo particolare, ma su un momento che può restare come un faro nella propria vita. E' stato così anche per me, che ho fatto le elementari negli anni '80 e sono ancora molto legato alle mie maestre e ai miei compagni di allora".

Il confronto, in diverse forme, fra le mura scolastiche, ma anche il rapporto con l'arte, ad esempio nella visione di Nuovo cinema paradiso (presente anche nella colonna sonora) o l'ultima gita tutti insieme, danno forma tra riflessioni, silenzi, lacrime, corse, e risate, alle personalità di Camilla, Giulia Nora, Filippo, Davis, Giulio e degli altri bambini. Protagonisti che a tre anni di distanza dalle riprese hanno avuto modo di rivedersi: "Oggi sono in prima liceo. Alcuni si vergognano un po', molti sono contenti per aver avuto un regalo come questo, che ha fermato un momento così importante della loro vita. Ma penso le chiavi di lettura di quest'esperienza le avranno fra 10 o 15 anni" dice Bianchini. Il documentario è anche la testimonianza della passione di due maestri per la loro missione di educatori, un compito non facile in Italia: "Questo è un Paese che non fa star bene né i maestri né, di conseguenza, i bambini - aggiunge Bianchini -. Non si è capito che bisogna investire prima di tutto su risorse umane e formazione. E non basta solo la parte economica, ci dev'essere anche un giusto orientamento. A volte questo è un mestiere fatto come ultima scelta. La qualità si sta molto abbassando, non si comprende che avere una buona scuola è una responsabilità sociale collettiva". (ANSA).

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