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Moretti, non sono Savonarola di Fellini

Moretti, non sono Savonarola di Fellini

L'artista romano si racconta al Bif&st, io un regista modesto

BARI, 28 marzo 2015, 17:17

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nanni Moretti non ci sta. Non si sente "un giovane Savonarola" come lo ha definito Fellini nel '93 su Le Monde e attribuendo invece a se stesso il ruolo più pagano di "un vecchio Papa corrotto". Questo, l'unico momento in cui il regista de 'La stanza del figlio', oggi al Festival di Bari dove ha tenuto una lezione di cinema, ha mostrato un certo fastidio in un'intervista condotta con toni accademici dall'adorante critico di cinema Jean Gili. "Sono sicurissimo che i miei film Fellini non li ha visti. Non gli interessava vedere i lavori degli altri - replica un po' piccato Moretti - e io, al contrario, sono fiero di non averlo mai invitato o costretto a vedere i miei film.

Il suo interesse per gli altri era inesistente". Per il resto, una lunga intervista in cui sono emersi tanti temi preceduta da una lettura, fatta dallo stesso Moretti, dei suoi veri diari preparatori del film 'Caro Diario' in cui emergono tutti i vezzi, le manie e le ossessioni del regista romano e anche, a sorpresa, un finale inedito del film con Renato Carpentieri che, ormai totalmente plagiato dalla tv, pensa bene di andare a Vulcano per incontrare il suo mito, Mike Buongiorno. Nessuna volontà di parlare né del nuovo film 'Mia madre', in uscita ad aprile, né sull'attualità politica. Tra i ricordi, nella lettura di Moretti, la consapevolezza che 'Caro Diario' è nato davvero per caso dopo alcune riprese del regista in Vespa in giro ad agosto in una Roma deserta. "Poi sono andato al nuovo Sacher (il cinema di cui è proprietario Moretti, n.d.r.) a vedere il girato e scoprire che si poteva fare di più, che quel materiale era pieno di leggerezza e irresponsabilità".

Dal regista ancora un ricordo di 'Heimat' a firma di Edgar Reitz, in programmazione in quel periodo sempre al Sacher "un lavoro che consiglio a tutti gli appassionati di vedere" e poi la corsa contro il tempo per far arrivare il film al festival di Venezia. Tante anche le sue insicurezze raccontate, nella lettura del diario scandita giorno per giorno: "domenica 28 febbraio. Sono le due di notte, ho pensato di non presentarmi sul set domani"; "3 marzo. Penso di essere un regista modesto scolastico, ma neppure scolastico, perché in quel caso avrei idee sicure".

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