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Venezia71, il giorno della 'Trattativa'

Venezia71, il giorno della 'Trattativa'

Fuori concorso al Festival il film di Sabina Guzzanti

VENEZIA, 03 settembre 2014, 21:04

Redazione ANSA

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Sabina Guzzanti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabina Guzzanti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sabina Guzzanti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Applausi al termine della prima proiezione, quella riservata alla stampa, per il film La trattativa diretto da Sabina Guzzanti, oggi fuori concorso alla mostra del Cinema di Venezia. Il film ricostruisce, mescolando ricostruzioni con attori e interviste reali e immagini di repertorio, in una formula di docu-fiction, le tappe della trattativa Stato-mafia.

LA TRATTATIVA  

 

''Se mi aspetto polemiche o attacchi? Il film, purtroppo, è piuttosto inattaccabile, per i contenuti straverificati e i fatti realmente accaduti'', dice Sabina Guzzanti della Trattativa, il suo film fuori concorso oggi a Venezia che ricostruisce il patto tra lo Stato e la mafia. Il processo è ancora in corso, ''ma questo non significa che l'opinione pubblica o la politica non possano occuparsene, non è che non si può entrare in fatti realmente accaduti. Quanto ai risultati del processo - prosegue rispondendo ad una domanda di un giornalista tedesco - in Italia siamo abituati ad aspettarli e anche a non trovare colpevoli. Lei è tedesco e forse non lo sa, probabilmente anche in questo caso non si troverà un colpevole, in Italia accade. E poi un politico assolto non è innocente, significa solo che non sono state trovate le prove''.

Secondo la Guzzanti, ''se non ci fosse stata la trattativa tra lo Stato e la mafia, questo sarebbe un paese diverso e migliore e forse avremmo ancora due persone in gamba come Falcone e Borsellino''. Il film ''è stato fatto in onestà totale nel presentare eventi realmente accaduti e distinguendo quello che è repertorio, intervista vera da finzione con gli attori per quanto documentata. Questo meccanismo permette di avere libertà creativa, umorismo e una recitazione brechtiana e al tempo stesso lo spettatore sa in ogni momento cosa sta guardando''.

L'INTERVISTA A SABINA GUZZANTI

di Francesco Gallo

Il patto Stato-mafia non e' mai davvero finito, e' l'atto fondativo della Seconda Repubblica, di cui Matteo Renzi e' l'ultimo capitolo: e' la tesi di Sabina Guzzanti che porta alla Mostra del cinema di Venezia (27 agosto-6 settembre) fuori concorso #LaTrattativa, un film fermo da due anni che si annuncia come il caso del Festival mentre e' ancora in corso il processo istruito dalla procura di Palermo.

"E' stata appunto una trattativa fondamentale, un atto fondativo della Seconda Repubblica davvero importante per capire quello che e' successo in quegli anni e in quelli successivi - dice all'ANSA la regista-attrice -, per capire 'passo passo' il progetto di Licio Gelli, i patti con Berlusconi e il fatto che in questo Paese non ci sia stata nessuna opposizione. Anche Matteo Renzi - conclude - non e' altro che il frutto di questo accordo". Per la regista-attrice, che porta al Lido questo film, composto da teatrini di quelle vicende mescolati ad immagini di repertorio, poi, "non siamo mai davvero usciti da quel patto stipulato allora".

"Il presidente Giorgio Napolitano? Che ne so io come reagira'? Credo comunque che non abbia simpatia che si affrontino certi argomenti. Questo film - aggiunge Sabina Guzzanti - spiega anche perche' in Italia abbiamo sempre questa classe dirigente e perche' gli imprenditori sono sempre gli stessi". "Non e' comunque un film nato per fare scandalo - ci tiene a sottolineare - ma per raccontare casomai certe verita', per capire un Paese su cui si deve fare prima o poi chiarezza e dove l'11% del Pil e' composto dall'economia criminale". Il film ricostruisce i fatti che sono gli elementi del processo sulla trattativa Stato-mafia del '92-'93, in un momento difficile con tanto di crisi economica, crisi dei partiti, "e in un momento in cui sono iniziate tantissime stragi non si capisce ad opera di chi. Se ad opera dei servizi segreti, di parti deviate delle Stato e su cui stanno indagando tre procure da tantissimi anni".

E tutto questo con la volonta' che "tutti possano partecipare e capire cosa sia davvero questa trattativa. Anche perche', come e' noto, non se ne parla tanto di questo argomento non amatissimo da molti media. O, al contrario, se ne raccontano solo pezzetti, senza dare l'idea dell'insieme". Gli intenti del film sono comunque tutti espressi all'inizio del trailer: "Siamo un gruppo di lavoratori dello spettacolo - dice la stessa Guzzanti circondata da cast e tecnici - che abbiamo deciso di mettere in scena i fatti sinora noti sulla trattativa Stato-mafia". Tanti i personaggi protagonisti di questo docu-film che sara' da ottobre nelle sale distribuito da Bim: Gaspare Spatuzza, Silvio Berlusconi (interpretato dalla stessa Guzzanti), Enzo Scarantino, Massimo Ciancimino, Vito Ciancimino, Giancarlo Caselli, Enzo Cartotto, il colonnello Riccio, Luigi Ilardo e Marcello dell'Utri.

BARBERA: LA TRATTATIVA E' IL FILM CHE TEMO DI PIU' -  Alberto Barbera, direttore artistico della 71/a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica  mostra tranquillita' e sicurezza. Cio' che odia di piu' - dice intervistato dall'ANSA - sono le polemiche, anche se sa che spesso ''sono il sale dei festival''. Paura? ''Temo su tutti 'La trattativa' di Sabina Guzzanti''. Invece grande attenzione al web.  Temo quei film che hanno un sapore politico e che provocheranno sicure polemiche. Penso al film su Pasolini di Abel Ferrara, a 'Bellusconi' di Davide Maresco, ma su tutti temo 'La trattativa' di Sabina Guzzanti, quello che ha una valenza piu' politica e scatenera' sicure polemiche. Quello della Guzzanti - dice Barbera sul docu-film che parla della trattativa Stato-Mafia - racconta venti anni della storia del nostro Paese affrontando temi sensibili. Il discorso che porta avanti la Guzzanti e' che tutti sapevano e che tutti hanno taciuto. Insomma che nessuno ha detto finora la verita'. Tocca tanti personaggi come Napolitano e Mancino e le conclusioni della Guzzanti poi vanno ben oltre le carte processuali''. La paura delle polemiche, aggiunge il direttore artistico: ''nasce dal fatto che a volte soverchiano la qualita' dei film. E' vero sono spesso il sale dei festival, ma credo sia comunque meglio fare una dieta senza sale''. 

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