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Il sogno della Comune di Parigi 150 anni dopo

Storia

Il sogno della Comune di Parigi 150 anni dopo

Il 28 marzo l'anniversario di quei fatidici 71 giorni

ROMA, 27 marzo 2021, 13:12

di Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si celebrano i 150 anni di quei 71 giorni che sono rimasti un punto storico emblematico per chi crede nella possibilità di una società migliore, più giusta, quelli iniziati il 28 marzo 1871, esattamente 150 anni fa, con l'insediamento e la proclamazione, da parte della neoeletta Assemblea con 70 voti su 85, della Comune di Parigi, con tutti i suoi pro e contro comunque esaltante esperienza d'ispirazione marxista, anche se poi repressa sanguinosamente, risultata dalle elezioni velocemente indette dai capi della rivolta scoppiata 10 giorni prima, il 18 marzo, contro il governo di Adolphe Thiers, costretto alla fuga. I primi decreti del nuovo esecutivo cercarono di andare in aiuto delle classi popolari e della dilagante miseria con una politica della casa (blocco affitti e case libere assegnate a bisognosi); con la sospensione delle azioni di sequestro per debiti e loro dilazione a tre anni senza interessi, assieme al fermo vendita degli oggetti al Monte di pietà; con la creazione per le officine abbandonate dai padroni in fuga di cooperative di operai e l'equiparazione dei salari tra uomo e donna, ponendo un limite a quelli dei funzionari assieme all'assunzione di cariche non più per nomina, ma per concorso. Mentre si proclamava e stabiliva ''la garanzia totale delle libertà individuali, di coscienza e di lavoro'' e il ''diritto dovere del popolo di lottare e vincere'' e si sceglieva come simbolo la Bandiera rossa, fu avviata la riforma per l'istruzione gratuita e laica per tutti donne comprese, dichiarati pari diritti per i coniugi nel matrimonio, furono collettivizzati i teatri e creata la Federazione degli artisti guidata da Gustave Courbet, decisa la revocabilità delle cariche elettive, l'abolizione dell'esercito con la decisione di armare i cittadini, programmata una decisa separazione tra Stato e Chiesa, promosso l'intervento permanente dei cittadini nelle vicende comunali. Del resto, se a Parigi era scoppiata la rivolta, era principalmente per le drammatiche conseguenze economiche, con l'acuirsi delle sperequazioni sociali a sfavore delle classi popolari, dopo la sconfitta di Napoleone III nella guerra franco-prussiana, tanto che le truppe di Bismark erano accampate a nord di Parigi, da dove non si mossero e poi aiutarono Thiers, asserragliato a Versailles, nella riconquista della città. Quel Thiers che aveva trattato la resa, accettando la cessione dell'Alsazia e la Lorena oltre a una penale-rimborso di 5 miliardi di franchi d'oro. E poi era dalla rivoluzione del 1789, e nonostante i moti del 1830 e del 1848, che la borghesia era riuscita ad arricchirsi scaricando sulla classe lavoratrice i costi delle crisi ricorrenti, cosa che si stava ripetendo, grazie all'incapacità di cambiare qualcosa del nuovo governo di Thiers, appunto in quel 1871. Un'esperienza assolutamente rivoluzionaria proprio per il suo tentativo di mutare profondamente il modo di gestire e di essere del potere politico, con la prevalenza del popolo su tecnici e funzionari (l'uno vale uno?) e l'equivoco di ogni populismo di voler impedire che il lavoro politico potesse essere intrapreso come una professione. Insomma un'esperienza che ebbe, per gli storici, nonostante i suoi inevitabili limiti ed errori, la propria forza proprio nella consapevolezza diffusa di essere opera collettiva nel nome della cooperazione e dell'autogestione in nome della correttezza, della partecipazione e solidarietà più che per la presenza di qualche leader, come Varlin, Delescluze, Rossel o Courbet. Il tutto difeso con fede ad oltranza dalla gente nella ''settimana di sangue'' a partire dal 21 maggio, con le barricate strada per strada da rue de Rivoli al Pèere Lachaise sotto i colpi dei cannoni e le cariche dell'esercito regolare e l'incendio delle Tuileries cui, dopo la caduta il 28 maggio, seguì una repressione feroce che fece migliaia e migliaia di morti (le stime vanno da 20 a 35 mila), decine di miglia di incarcerati e di gente in fuga. Un'esperienza che da destra è stata sempre attaccata nettamente, cominciando dalla collettivizzazione dei mezzi di produzione, mentre per la sinistra divenne subito un sogno interrotto, il tentativo di concretizzare idee sino ad allora astratte. Per Lenin la Comune riuscì ''a risvegliare il movimento socialista in tutta Europa .... e a insegnare al proletariato a definire nel concreto gli obiettivi di una rivoluzione''. Oggi quei 71 giorni sono considerati antesignani della Rivoluzione d'Ottobre russa ed esempio per altre esperienze, anche se diverse, come il Fronte popolare francese del 1936. In ogni modo un momento mitologico nel cammino del progresso del mondo occidentale, che non a caso fa ancora discutere in Francia gli opposti schieramenti politici in vista della ricorrenza e possibili celebrazioni. Le organizzazioni dei lavoratori (i sindacati furono autorizzati per legge nel 1884) ancora oggi, a fine maggio, portano comunque corone e fiori al ''Muro dei confederati' al cimitero di Père Lachaise.

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