L'indagine intima su volti
trasfigurati e figure oniriche, quasi sconosciute, tra colori
sfumati e occhi magnetici. La geometria celebrata, inseguita ma
sempre reinterpretata, in un continuo operare che mescola
suggestioni, energie e materiali diversi. Oscilla tra poesia e
rigore la mostra di Marisa Merz a Lugano dal 22 settembre al 12
gennaio negli spazi della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati,
parte del circuito museale del Museo d'Arte della Svizzera
Italiana (MASI Lugano). Già dal titolo - "Geometrie sconnesse
palpiti geometrici" (una frase autografa dell'artista, appuntata
sulla parete della sua casa-studio) - si inizia a percepire la
complessità di un progetto, curato da Beatrice Merz e sviluppato
con la collaborazione della Fondazione Merz, a cui la stessa
Marisa ha lavorato poco prima della morte, il 19 luglio scorso.
Nel percorso ampia è la selezione di lavori, alcuni inediti, tra
cui disegni, sculture in argilla cruda, tessiture di filo di
rame e di nylon e oggetti trasformati in cera.
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