Un Marino Marini illustratore
negli anni '40 per un'edizione delle Ultime lettere di Jacopo
Ortis del Foscolo e per Il fiore delle Georgiche nella
traduzione del futuro premio Nobel Salvatore Quasimodo. I due
libri sono stati rinvenuti tra le opere custodite dalla
Fondazione intitolata allo scultore a Pistoia e saranno ora
esposte alla Biblioteca Sangiorgio per una mostra, 'Marino
Marini cavalli di carta', che raccoglie anche 22 acqueforti
dell'artista con poesie di Egle Marini: l'esposizione sarà
inaugurata domani e rimarrà aperta fino al 30 marzo.
Quando il giovane Marino Marini nel 1917 si iscrisse
all'Accademia di Belle Arti di Firenze, si spiega dagli
organizzatori, decise inizialmente di frequentare i corsi di
disegno e di pittura di Galileo Chini e solo nel 1922 iniziò a
frequentare il Corso Speciale di Scultura di Domenico
Trentecoste. "La carriera artistica di Marino, segnata dalla
fama di scultore - spiega il curatore della mostra Francesco
Burchielli - nacque quindi sotto l'amore per il disegno e
l'incisione, un amore che durerà tutta la vita". Durante la sua
attività Marino realizzò oltre 360 soggetti fra litografie e
acqueforti, alcuni di queste vanno a creare delle cartelle,
altri sono concepite come veri e propri libri d'artista, dove i
grandi fogli di carta vengono piegati a 'quartini' e a testi
critici e poesie susseguono tavole impresse con il
torchio.
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