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Alberi e case di cura, l'Italia di Cucinella

Alberi e case di cura, l'Italia di Cucinella

Con l'architetto alla scoperta del Padiglione Italia

VENEZIA, 24 maggio 2018, 09:51

dell'inviata Silvia Lambertucci

ANSACheck

Mario Cucinella - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mario Cucinella - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mario Cucinella - RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA - Il tronco monumentale di un albero di 30 metri nelle foreste del casentinese, che l'Unesco ha da poco inserito nel patrimonio dell'umanità. Una gola di roccia in Sardegna, il commovente tempietto firmato dal Valadier e costruito tra le rocce, a sud di Macerata. In Italia, racconta all'ANSA mostrando il suo lavoro Mario Cucinella, "l'architettura è anche geografia, consapevolezza del territorio". Ed è per questo che entrando nel Padiglione Italia, che si inaugura venerdì alla Biennale di Venezia, sembra proprio la natura a fare da padrona, con una serie di enormi pannelli che paiono acchiaparti e scaraventarti in un tempo lontano, tra rocce, forre, montagne verdi, pascoli, campi coltivati. Il viaggio per l'Italia da riscoprire fatto con Cucinella comincia da qui. Dagli spettacoli naturali e dai borghi di arte e di storia. E in quei borghi, in quei paesi disseminati lungo la penisola, racconta le storie di un'architettura di tutti i giorni, "interventi spesso piccoli di professionisti meritevoli", spiega lui grande e gentile un po' come le foreste che ha voluto mettere in scena in questa prima parte dello spazio italiano. C'è la natura, ma c'è anche l'arte e la gestione dell'arte, come l'intervento bellissimo fatto a Città di Castello dalla Fondazione Burri. E poi c'è lei, la panchina in pietra di Piazza Porta reale a Noto, in Sicilia: "un intervento semplice e geniale", commenta lui indicando la pulizia di quella lastra di pietra che ha risolto la vita di quella piazza, con la gente che su quella semplice lastra senza orpelli, siede, chiacchiera, ride. "Alle volte basta pochissimo per risolvere le situazioni, ma dietro quella panchina c'è un'idea", fa notare l'architetto. Come è successo nella vita della barista di Orgosolo di cui racconta la storia, presidente di una associazione che fa murales "tutti dedicati ai temi sociali e politici" e che i suoi muri, racconta divertito Cucinella, li sceglie in un modo particolare: "Mi ha detto che non sono loro a scegliere dove fare i murales, sono gli edifici". Tant'è, dopo il racconto di quello che succede nell'arcipelago Italia, una sala, spiega, "e' dedicata al futuro", i numeri, i problemi: "Nel 2034 in Italia su dieci persone attive, quattro avranno più di 65 anni. Qualcuno dovrà pure interrogarsi su questo". E allora, nella grande sala attigua con i larghi tavoli in legno che fanno pensare proprio a tante isole, ci sono le proposte. Cinque temi da affrontare, illustra l'architetto, "cinque progetti ibridi per la rinascita del Paese" affidati ad altrettanti professionisti o gruppi. da off cells, un luogo di lavoro per le foreste casentinesi, ad un dittico per Camerino, "un progetto di architettura transitorio" per il paese terremotato delle Marche; dal Laboratorio di Basento che affronta i nodi infrastrutturali della collina materana al coltivare il futuro, ovvero una piazza per la crescita del Belice a Gibellina Nuova che passa anche per il rilancio e il recupero del teatro di Consagra. E poi La casa dei cittadini, un progetto che immagina un luogo di cura e di incontri per gli ultra centenari del paese di Ottana in Sardegna dove si vive il paradosso "di una popolazione super longeva e insieme la presenza di un sito inquinato da un polo industriale abbandonato". Il progetto, a cura di Solinas Serra Architetti con la collaborazione di Giorgio Peghin dell'università di Cagliari, punta a ridare quotidianità agli anziani malati, ad offrire un posto dove incontrarsi o dove fermarsi a leggere un libro, "perché la vecchiaia ha bisogno di nuove modalità di cure", sottolinea accorato Cucinella. E se è vero che in Italia di oggi le occasioni per i giovani architetti sono poche, è vero anche dice, che la buona architettura "è fatta pure di questo, non c'è bisogno di costruire sempre grandi edifici, la buona pratica è fatta anche di piccole soluzioni", che però nel loro piccolo possono cambiare la vita e renderla migliore.
   

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