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Da Hirst a Boetti, artista materia arte

Da Hirst a Boetti, artista materia arte

Fondazione Pinault apre stagione mostre. Oehlen a Palazzo Grassi

VENEZIA, 06 aprile 2018, 09:59

Roberto Nardi

ANSACheck

Mostra Punta Dogana Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostra Punta Dogana Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostra Punta Dogana Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA) - VENEZIA, 5 APR -Una tenda di perline rosse, una cascata di sangue, di Felix Gonzalez-Torres, che nella sua breve vita (1957-1996) ha centrato la sua opera sull'Aids, a coprire-svelare la statua in cera con gli stoppini accesi di Urs Fischer, destinata a consumarsi nei mesi della mostra, e poco più in là la fontana-autoritratto di Alighiero Boetti, artista che aveva eletto il concetto di doppio tra i suoi capisaldi. Nel grande salone d'ingresso della Punta della Dogana, a Venezia, le tre opere assumono quasi il ruolo di emblemi, di lavori "rivelatori" della complessità di temi, eppure in un insieme di grande chiarezza espositiva, che governa "Dancing with myself", la mostra che "indaga l'importanza primordiale della rappresentazione di sé nella produzione artistica dagli anni '70 a oggi e del ruolo dell'artista come protagonista e come soggetto stesso dell'opera". "Dancing with myself", curata da Martin Bethenod e Florian Ebner, e la "personale" dedicata all'artista tedesco Albert Oehlen, "cows by the water", a cura di Caroline Bourgeois, a Palazzo Grassi, entrambe aperte dall'8 aprile prossimo, segnano l'offerta espositiva per il 2018 messa in campo nel capoluogo lagunare dalla Fondazione Pinault. La collettiva nasce dalla collaborazione con il Museo Folkwang di Essen, dove è stata presentata in una prima versione nel 2016, e presenta circa 140 opere realizzate da 32 artisti. Lavori in cui "il corpo dell'artista - come rileva Bethenod - non è tanto il soggetto dell'opera quanto lo strumento con cui si può affrontare un certo numero di tematiche" che possono riguardare ora le questioni sociali, ora quelle razziali, l'identità, il genere, la sessualità. In un epoca di selfie, di rappresentazioni di sé per sé, il lavoro e lo stesso artista diventano invece "materia prima" per dare voce ad altro. Il visitatore è accompagnato lungo un percorso che attraversa idealmente quattro tematiche: melancolia, giochi d'identità, autobiografie politiche e materia prima. Ci si imbatte così nei grandi lavori di Gilbert & George, nei mega autoritratti di Rudolf Stingel, nella gamba che esce dal muro di Robert Gober, nelle sculture di Maurizio Cattelan, nelle opere di Cindy Sherman, nelle foto di Paulo Nazareth dalla forte valenza di critica sociale, il dialogo con il fotografo Lee Friedlander, in Nan Goldin o nelle figure bianche di Charles Ray, nel concettuale di Giulio Paolini e poi Damien Hirst con Bust of the Collector del 2016 e With Dead Head del 1991 e tanto altro ancora. Dall'altra parte del canal grande, in un Palazzo Grassi con il grande salone centrale a piano terra stavolta libero - quasi un richiamo al concetto di "Freespace" della imminente Biennale di Architettura - domina invece l'eclettismo-sperimentalismo pittorico di Oehlen attraverso una selezione di 80 opere dagli anni '80 ad oggi, solo in parte dalla collezione Pinault. La monografia segue la strada aperta nell'aprile 2012 dalla personale di Urs Fischer e proseguita con Stingel, Irving Penn, Martial Raisse, Sigmar Polke e Damien Hirst.  

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