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Manetas, porterò Varoufakis al Maxxi

Manetas, porterò Varoufakis al Maxxi

Dai selfie a Google, i suoi Internet Paintings a Roma fino a 20/5

ROMA, 15 marzo 2018, 19:44

Daniela Giammusso

ANSACheck

Miltos Manetas Internet Paintings al Maxxi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Miltos Manetas Internet Paintings al Maxxi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Miltos Manetas Internet Paintings al Maxxi - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA) - ROMA, 15 MAR - 'Una cosa che ho chiara è che sto lavorando per un artista. Sono il capocantiere di Miltos Manetas. Quello che abbassa i toni e allo stesso tempo cerca di trovare il suo posto. Sono il papà di Alpha che ha 6 anni. Miltos, invece, è una creazione, per i musei, le gallerie, cose capite male e cose capite bene. E' una fiction, come i Gesù o gli Ulisse''. Parla issando e abbassando le sue grandi tele, monitor di un mondo in rete che ogni giorno cambia aspetto, Miltos Manetas, classe 1964, nato ad Atene ma trapiantato nella Sabina laziale, conosciuto nel mondo per le sue opere internet-based e per aver fondato nel 2009 il primo Padiglione Internet alla Biennale di Venezia. Fondatore dei movimenti Newpressionism e Neen, fino al 20 maggio è il protagonista di Internet Paintings, focus che il Maxxi dedica alle sue ultime produzioni a partire dall'Italian Painting (2000) entrato in collezione con il Premio per la Giovane Arte Italiana. ''E' l'unica opera che non muterà, perché è del museo'', sorride Manetas. Perché da quando la mostra ''sarà attivata'', come dice lui, qui tutto cambierà aspetto, in un flusso continuo, come la rete. ''L'arte deve essere fatta male - racconta - anche perché noi lavoriamo tanto in postproduzione. Quello che dobbiamo salvare è l'idea che ti viene in mente, adesso, in questo istante, magari mentre parli con una persona. Esiste solo per un attimo, poi sarà altro''. Ecco allora che tra analogia, pittura e scultura, le tele diventano piattaforme sulle quali giorno dopo giorno opereranno Manetas, collaboratori e volontari che risponderanno alla sua open call. ''Ci sarà anche Varoufakis - assicura - Non sappiamo in che forma, se di persona o in videochiamata, ma verrà. E sarà interessante comunque''. Tra social network, selfie, Google Street View, Manetas al Maxxi ha portato gli echi della guerra tra imprenditori e popolo per la terra in Colombia ''ripresa'' dalle pagine on line di El Pais. Il tributo alla Moda, ''che oggi è morta - dice, mentre dal nero spiccano i volti di Franca Sozzani, Fendi, Isabella Blow - Qualunque cosa tu colleghi al concetto di denaro, è destinata a morire. Come la schiumetta che sta producendo Riccardo Tissy per Givenchy''. E poi i tre grandi boschi ''via Skype'', in Colombia, Israele e Sabinia, ''dove gli alberi hanno ancora una voce, non sono addomesticati''. Ma internet, il flusso continuo, è un bene o un male? ''La creatività oggi non basta. Tutto il pianeta lavora sulla creatività, è già industriale'', dice, raccontando di come dai suoi movimenti sia germinata una rete artistica, con infiniti rami potenziali. ''Sono diventato un provider. Scaricando miei lavori da Google Drive, alcuni amici hanno appena iniziato una loro mostra in Lapponia''. Il web positivo o negativo? ''A me interessa il reale e non reale - risponde - Oggi in Occidente l'industria dell'irrealtà va a mille. La differenza è come sentire la voce di Hitler al popolo o quando parlava in treno andando in Svezia. Una cosa è reale se continui a lavorarci. Se la fermi è irreale. Per questo le mie opere non saranno mai un capolavoro, ma sempre un cantiere''.

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