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A Milano Frida Kahlo inedita, oltre l'icona pop

Dipinti, disegni e foto. No di Madonna a prestito Mi nascimiento

Il primo quadro in assoluto, il ritratto dato per disperso e mai esposto prima, gli autoritratti celebri che ne hanno fatto un'icona neoromantica: è una retrospettiva pensata per andare 'Oltre il mito' quella dedicata a Frida Kahlo, che aprirà al Mudec di Milano il prossimo primo febbraio.

Tra tante chicche, un solo 'no': "ho scritto a Madonna per chiederle in prestito 'Mi nascimiento' - racconta il curatore Diego Sileo - e lei ha risposto 'non mi separo mai da mi dos ninas'". Madonna, infatti, "nel 1990 con i soldi di 'Like a prayer' si è comprata sia 'Mi nascimiento' del 1933 sia un autoritratto del 1946 e da allora - dice ancora Sileo - ha prestato le sue opere solo una volta alla Tate Gallery, quando viveva a Londra con il marito". Tra i 70 dipinti, i 40 disegni e le 150 foto che saranno esposte al Mudec, ci sono opere mai viste prima, come 'Nina con collar', un quadro del 1929 in cui Frida aveva ritratto la figlia di un'assistente. La pittrice aveva regalato la tela alla donna, che poi l'ha passata alla figlia, che a sua volta l'ha custodita fino alla morte, tanto gelosamente che il quadro - la cui esistenza era documentata da alcune foto - era dato per disperso. Poi alla morte della signora, il figlio ha messo all'asta la tela, oggi di proprietà di un collezionista europeo, che sarà al Mudec per vederla in mostra per la prima volta.

E' difficile vedere in Europa anche l' 'Autoritratto con scimmia' scelto come locandina della mostra, attrazione del museo di Buffalo e primo autoritratto realizzato su commissione, per l'allora direttore del Moma di New York. Il dipinto è del 1938, lo stesso anno in cui André Breton invitò la pittrice a esporre a Parigi, definendola 'un nastro intorno a una bomba'. Di questa avventura, finita malamente, con Frida che litiga con tutti i surrealisti e scappa da Parigi, scrivendo all'allora marito Diego Rivera 'io dipingo la mia realtà, non fantasie', in mostra arriva la natura morta 'Pithayas', iniziata in Messico e finita in Francia, con elementi alla Breton che spuntano a sorpresa tra i frutti tropicali.

Sono quadri come questo, con le storie che raccontano, a delineare una nuova narrazione intorno all'artista messicana "che piace a tutti perché siamo tutti neoromantici e ci appassiona la donna che ha sofferto, tradita e malata, ma qui - sottolinea il curatore - abbiamo lasciato da parte la storia e le vicende biografiche già note, per raccontare la Frida artista e non solo l'icona pop". Per andare oltre l'agiografia ufficiale della pittrice sofferta, comunque rappresentata da quadri celebri come 'La colonna rotta' o 'Ospedale Henry Ford (il letto volante)", Sileo si è immerso nell'Archivio di Casa Azul, scoperto nel 2006, alla morte di Dolores Olmedo, mecenate di Rivera, cui il pittore aveva lasciato tutto in eredità, chiedendole però di non aprire mai i bagni della casa di Coyoacán, dove aveva vissuto con Frida, e dove aveva stipato i loro ricordi. In questo e in altri archivi, Sileo ha trovato foto di quadri andati persi, alcune immagini scattate dalla stessa Kahlo, su invito dell'amica Tina Modotti, e anche curiosità come la boccetta della Revlon che Frida usava per scurirsi le sopracciglia. Tutt'altro che sprovveduta e ignara delle mode, Kahlo iniziò infatti a ritrarsi con baffi e sopracciglia unite dal 1933 in poi, enfatizzando con gli anni quella caratteristica 'ribelle' che ha contribuito non poco al suo mito.

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