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Trombadori, la verità delle cose

Trombadori, la verità delle cose

Circa 90 opere dal 13 ottobre alla Galleria Arte Moderna di Roma

ROMA, 14 ottobre 2017, 17:00

Nicoletta Castagni

ANSACheck

TROMBADORI - Foro Romano,1954, olio su tela, collezione priv - RIPRODUZIONE RISERVATA

TROMBADORI - Foro Romano,1954, olio su tela, collezione priv - RIPRODUZIONE RISERVATA
TROMBADORI - Foro Romano,1954, olio su tela, collezione priv - RIPRODUZIONE RISERVATA

Circa 90 opere, tra dipinti e disegni, provenienti da importanti raccolte pubbliche e private, ricostruiscono in una mostra allestita da domani all'11 febbraio negli spazi della Galleria Arte Moderna di Roma l'intera attività creativa di Francesco Trombadori. Artista da sempre ''appartato, poco allineato'', per lui la pittura, l'arte moderna e anche quella antica, si traduceva nello sforzo incessante di ricercare ed ''esprimere l'essenziale verità delle cose''. Ed è quello che emerge con immediatezza dalla bella selezione presentata dalla Gam romana, grazie alla curatela di Giovanna Caterina De Feo, nipote di Trombadori, che ha potuto contare sull'Archivio dell'artista a Villa Strohl-Fern (ora Casa Museo) e sulla collaborazione dell'Associazione Amici di Villa Strohl-Fern.

L'idea della mostra, intitolata appunto 'L'essenziale verità delle cose. Francesco Trombadori (Siracusa 1886-Roma 1961)', ha preso le mosse dai sei splendidi dipinti conservati nelle raccolte del museo capitolino. ''Si tratta di opere importanti, acquistate dopo la partecipazioni a grandi manifestazioni nazionali, come le Biennali o le Quadriennali'', spiega la De Feo, cui sono state affiancate quelle, sempre molto significative, individuate in altre collezioni. A fronte di qualche raro rifiuto, la maggior parte dei collezionisti ha generosamente accettato di prestare le tele, perché convinti dall'operazione di approfondimento su questo maestro del '900, schivo eppure al centro di un dibattito culturale serratissimo e continuo. L'esposizione è suddivisa in sezioni, ''secondo un percorso cronologico e tematico'', aggiunge la curatrice, in quanto fin dagli esordi, Trombadori ha affrontato i generi che poi non avrebbe più lasciato: il paesaggio, il ritratto, il nudo, la natura morta. Ecco quindi 'Siracusa mia!' (1919), considerata il punto di arrivo del periodo divisionista, 'Il Viale di Villa Strohl-Fern', ''l'ultimo dei suoi quadri dipinti dal vero'' (1919), che apre quindi alla nuova fase nella pittura di Trombadori, mentre "Alberi controluce" (1920) è un raro dipinto di stampo simbolista. La seconda sezione della mostra invece è incentrata sulla produzione degli anni '20 e '30, quando il maestro è vicino all'ambiente di 'Valori Plastici', la rivista fondata da Mario Broglio e, sulla scorta delle suggestioni del cosiddetto 'Realismo Magico' di Bontempelli, avvia una profonda riflessione sull'antico in rapporto dialettico con le istanze dell'avanguardia e della tradizione.

Qui allestiti, ecco dunque una serie di magnifici ritratti (riuniti dopo molti anni quelli di Italo Balbo e della moglie), nudi e paesaggi, tutti avvolti dalla purezza formale del suo personale neoclassicismo. Il percorso espositivo si conclude, con i dipinti realizzati dal 1950 al 1961. In questi anni i luoghi d'incontro sono il Caffè Greco o Rosati a Piazza del Popolo e Trombadori dipinge prevalentemente vedute della città eterna, scorci immersi in un'atmosfera deserta e lunare, cioè 'i paesaggi del silenzio'. Tra questi figurano il 'Colosseo' (1958, Galleria d'Arte Moderna di Roma), 'Piazza del Popolo' (1959, Studio Francesco Trombadori, Villa Strohl-Fern) e il 'Campidoglio' (1960). 

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