Caposaldo della pittura della prima Rinascenza, archetipo di una nuova idea di ritratto dalla grande fortuna nel XVI secolo, il dipinto i 'Due amici' di Giorgione è al centro della mostra allestita dal 24 giugno al 17 settembre negli spazi di Palazzo Venezia e Castel Sant'Angelo (visitabili con un unico biglietto). Accanto al capolavoro di uno dei maestri veneti, la cui vita è ancora oggi avvolta nel mistero, sono affiancate circa cento opere tra tele, tavole, libri a stampa e manoscritti, bronzi, marmi provenienti dai maggiori musei internazionali.
Il quadro di Giorgione, dai primi del '600 custodito nelle collezioni di Palazzo Venezia, ''ha cambiato il modo di parlare dei sentimenti'', ha detto il direttore del Polo museale del Lazio Edith Gabrielli intervenendo alla vernice per la stampa. ''Questa è una mostra che si rivolge a tutti, agli esperti e ai semplici appassionati, perché unisce divulgazione e ricerca'', ha proseguito sottolineando come per l'occasione sia stato creato un Comitato scientifico comprendente oltre agli storici dell'arte, letterati e perfino musicologi. Grazie a un investimento di circa un milione di euro, le opere selezionate dal curatore Enrico Maria Dal Pozzolo sono infatti in grado di restituire a chi guarda le suggestioni di un'epoca, in cui il porsi domande sull'amore e sui sentimenti diventava momento centrale nella vita quotidiana delle classi più agiate. Intitolata 'Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma', la mostra ''è un capitolo di una storia mai raccontata'', ha aggiunto il curatore, in quanto lo scopo è appunto di illustrare la dimensione della ritrattistica privata, tra il '400 e il '500 in gran voga nella gioventù patrizia veneziana, che desiderava proprie raffigurazioni eseguite in momenti di riflessioni esistenziali.
Non il successo né il censo, bensì lo stato d'animo e l'espressione dei sentimenti d'amore, ispirati a temi di petrarchesca memoria, erano alla base di questo genere pittorico fiorito nel momento 'edonistico' di massima espansione politica della Serenissima, inconsapevole del radicale ridimensionamento che l'aspettava. Ecco dunque i 'Due amici' di Giorgione, capolavoro che da un lato testimonia i rapporti tra Roma e Venezia e dall'altro questa rivoluzione nella ritrattistica del tempo. Non a caso la prima vasta sezione della rassegna è allestita a Palazzo Venezia, prima dimora romana del cardinale Domenico Grimani, collezionista e con ogni probabilità anche committente del maestro di Castelfranco, il quale con papa Paolo II Barbo fu uno dei personaggi chiave dei rapporti politici tra la città eterna e la Serenissima. Negli appartamenti papali si susseguono così le opere selezionate per illustrare le vicende storiche e le influenze artistiche e culturali, in un percorso che tra Bellini e Tiziano, culmina con il doppio ritratto di Giorgione, opera celeberrima, in passato molto discussa, la cui autografia è ancora messa in forse da alcuni studiosi anglosassoni. A Castel Sant'Angelo, invece si possono ammirare dipinti, tra gli altri, del Vecellio, Tintoretto, Moretto, Carracci, Bronzino.
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