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L'esercito omaggia Baistrocchi

L'esercito omaggia Baistrocchi

A Roma documenti e cimeli dell' ufficiale che osò parlare chiaro

ROMA, 15 giugno 2017, 17:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Osò dire a Mussolini la verità sulla impreparazione dell' Italia ad affrontare la guerra e dopo la caduta del Regime fu accusato di aver contribuito a "fascistizzare" l' esercito e dovette subire un processo da cui uscì scagionato completamente: sono due degli snodi cruciali della carriera militare del generale Federico Baistrocchi al quale è dedicata la mostra "Il coraggio di cambiare" in programma da domani, 16 giugno, a Roma nel Museo dei Granatieri, in piazza S. Croce in Gerusalemme, 7. Nella mostra - ad ingresso libero - sono esposti documenti inediti, cimeli, uniformi e decorazioni del generale. A 70 anni dalla sua morte, il Museo storico dei Granatieri di Sardegna e il Museo Nazionale Storico degli Alpini rendono cosi' modo omaggio a Baistrocchi, che fu Capo di Stato Maggiore dell'Esercito negli anni '30. Il generale - spiegano gli organizzatori - "era stato un eroe pluridecorato della Grande Guerra, soprannominato il 'Diavolo rosso' dagli Austroungarici per il suo innovativo uso dell'artiglieria. Negli anni '30 divenne Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, forza armata che riformò e potenziò profondamente. Grazie a lui, l'Italia fu in grado di vincere la Campagna d'Etiopia, alla quale il generale si era pur detto contrario, inizialmente. In quegli anni, per un equivoco, si attirò le antipatie di Badoglio il quale cominciò a temere che volesse sopravanzarlo". Quando dopo la fine della guerra fu arrestato e finì sotto processo, Baistrocchi aveva 73 anni. Passò oltre un anno detenuto come un delinquente comune. Nel settembre 1946, fu assolto con formula piena anche dalle altre accuse ("inserimento della milizia fascista nell'esercito", "influenza dello squadrismo fascista nella tecnica militare e sugli ordinamenti", e "affarismo, intrigo e corruzione") dal tribunale militare ma l' esperienza gli aveva lasciato segni pesanti nel fisico: aveva perso 21 chilogrammi. Morì a Roma il 31 maggio 1947.
   

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