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L'altra faccia di Vermeer, al Louvre una mostra evento

Capolavori maestro olandese fra opere della "pittura di genere"

Non un artista individualista e isolato nel suo mondo inaccessibile ma l'ispiratore e il costruttore di uno stile, quello della "pittura di genere": è il volto meno conosciuto di Johannes Vermeer, che risalta però in una mostra-evento al Louvre che sarà aperta al pubblico da domani al 22 maggio. "Vermeer e i maestri della pittura di genere", questo il titolo della straordinaria esposizione, che raduna 12 opere del maestro olandese - un terzo della sua produzione totale - accanto ad altre di pittori molto meno noti di lui oggi ma celebri nel Seicento, noto come il Secolo d'oro della pittura olandese.

La mostra, allestita in collaborazione con la National Gallery irlandese e la National Gallery of Art di Washington, è stata realizzata grazie a prestiti straordinari e collaborazioni delle maggiori istituzioni americane, britanniche, tedesche e olandesi. Vermeer è sempre stato avvolto da un alone di leggenda, è stato dipinto come un personaggio enigmatico, capace di invenzioni ardite ma imprevedibili ed isolate nella loro ispirazione e nella loro genesi. Per i suoi detrattori, la sua fama - dovuta anche a libri e film che ruotano attorno alle sue opere - è esagerata e in parte dovuta proprio al mito del mistero che aleggia attorno alla sua attività. La mostra parigina vuole dimostrare, accostando le grandi opere di Vermeer - ognuna talmente celebre da poter fare a meno di qualsiasi presentazione - a quelle di artisti come Gerard Dou, Jan Steen o Gabriel Metsu, che il grande pittore era inserito in una rete artistica, composta da colleghi raffinati ed eleganti, specializzati nel rappresentare la vita quotidiana, della quale, in gran parte, era l'ispiratore. Spicca - fin dal manifesto della mostra - la celeberrima "Lattaia", esposta accanto alla "Cuoca" di Gerard Dou. E lo stesso gesto della "Merlettaia" del maestro di Delft, occhi che guardano le mani al lavoro, lo compie la "Ragazza con il suo cucito". "L'Astronomo" di Vermeer tocca con la mano destra il suo mappamondo davanti al tavolo da cui entra il sole che illumina la Terra, mentre "L'astronomo con la candela" di Gerard Dou tocca il globo con la sinistra. Straordinario l'accostamento de "La lettera" di Vermeer - una donna che scrive seduta al tavolo accanto alla finestra con un quadro alle spalle - con "Ragazza che legge una lettera" e "Ragazza che scrive una lettera", entrambe opere di Gabriel Metsu. Un posto a parte, nel percorso espositivo, spetta a "Allegoria della fede cattolica", proveniente dal Metropolitan di New York: una figura femminile, la Virtù, tiene sotto il piede il mondo, dominandolo, il serpente, l'Eresia, viene sconfitto. Il calice, il crocifisso, il messale, la corona di spine sono disposti intorno come oggetti di tutti i giorni ma evocano una liturgia in corso. La mostra di Vermeer fa da "traino" a una parallela di Valentin de Boulogne, pittore francese Caravaggesco che morì a Roma. L'esposizione, "Reinventare Caravaggio" ha il suo momento forte in "Allegoria dell'Italia", grande quadro proveniente dall'Istituto finlandese di Roma

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