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Florence Henri, visioni oltre la realtà

Florence Henri, visioni oltre la realtà

Omaggio all’artista-fotografa interprete del ‘900

ROMA, 06 maggio 2015, 19:57

Marzia Apice

ANSACheck

immagini mostra Florence Henri - RIPRODUZIONE RISERVATA

immagini mostra Florence Henri - RIPRODUZIONE RISERVATA
immagini mostra Florence Henri - RIPRODUZIONE RISERVATA

    "Bisogna che i volumi, le linee, le ombre e la luce obbediscano alla mia volontà e dicano ciò che io voglio far dire loro": così Florence Henri (1893-1982), artista-fotografa protagonista di primo piano del secolo scorso, descriveva il suo lavoro affinché nessuno potesse fraintenderne gli obiettivi. Obiettivi che, dalle parole, trovano una perfetta esplicitazione nelle 140 immagini ospitate nella mostra monografica a lei dedicata e allestita dal 5 maggio al 31 agosto a Roma nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano. Attraverso quattro sezioni tematiche, che dagli anni '20 in poi documentano l'intera carriera della Henry, la mostra si configura come un doveroso omaggio nei confronti di una figura originale e a lungo dimenticata, che non solo fu in grado di influenzare, modificandolo, il linguaggio visivo tra le due guerre ma che riuscì ad anticipare molte tendenze successive, con il suo essere completamente libera da compromessi e lontana dalle convenzioni della propria epoca. Una storia affascinante, che inizia dalla musica (la Henri studiò pianoforte all'Accademia di Santa Cecilia a Roma), passa dalla pittura e infine arriva alla fotografia, mezzo dal quale fu folgorata e di cui riuscì a intuire le potenzialità. Effetti visivi, montaggi e fotomontaggi, collage, doppia esposizione, uso dello specchio: procedimenti esibiti, che stimolano una percezione ambigua nello spettatore e sfaccettano la realtà (fatta di figure umane, la sua per prima, di paesaggi, di nature morte, di oggetti, di forme astratte) in tante visioni diverse, confondendo i confini tra l'artificio, la manipolazione e la rappresentazione oggettiva. Non a caso infatti il filo conduttore del percorso espositivo è rappresentato dalle modalità di lavoro e dalle sperimentazioni tecnico-stilistiche che hanno reso il linguaggio dell'artista così complesso da riuscire a contenere e interpretare, superandole, le dinamiche espressive delle avanguardie novecentesche. "Io non cerco né di raccontare il mondo né di raccontare i miei pensieri", diceva l'artista, ma solo di "comporre l'immagine". Ecco perché "il procedimento formale per lei era molto importante: senza di esso infatti non sarebbe mai riuscita a trasmettere il contenuto", ha spiegato oggi all'Ansa durante la presentazione il curatore Giovanni Battista Martini, al quale si deve la riscoperta della Henri (la conobbe con il collega Alberto Ronchetti negli anni '70 in Francia, nella casa di Bellival, un piccolo villaggio dell'Oise, dove l'artista già da tempo si era ritirata a vita privata). Riservata e molto critica con il suo lavoro, tanto da aver distrutto numerose fotografie, "la Henri aveva però consapevolezza di quanto la sua figura fosse stata anticipatrice, anche perché donna", ha affermato, "tuttavia non le interessava il femminismo: non ha mai amato le divisioni uomo-donna, perché lei era e si sentiva un'artista, e così veniva considerata dal suo ambiente". Prima dell'ultima sezione della mostra dedicata ai ritratti (tra cui figurano quelli di Mondrian, Kandinskij, Léger, Robert e Sonia Delaunay), particolarmente affascinante è quella che accoglie le immagini di Roma, fotografata dalla Henri durante un lungo soggiorno tra il 1931-32: il Quirinale, il Campidoglio, San Pietro, i simboli più storici della città vengono manipolati per costruire un'immagine reinventata di Roma, più mentale, di certo sospesa tra immaginazione e realtà.
   

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