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Arabesque, tra segno e colore l'incanto di Matisse

Dal 5 marzo esposti alle Scuderie del Quirinale 100 capolavori straordinari

(ANSA) - ROMA, 4 MAR - Arabesco, grafismo millenario, capacedi trasfigurare mondi e suggestioni in una pitturarivoluzionaria e dirompente, mai vista prima: e' su questafascinazione che gira la grande mostra dedicata al genio diHenri Matisse, allestita da domani al 21 giugno alle Scuderiedel Quirinale. Esposti circa 100 capolavori, tra cui i dipinti ei disegni di uno dei padri delle avanguardie storiche,affiancate in un dialogo puntuale con magnifici oggetti d'arte,stampe, tessuti, testimonianze delle culture e antiche civilta'che influenzarono l'arte di Matisse.  

Con il titolo 'Matisse. Arabesque', la rassegna co-prodotta dall'Azienda Speciale Palaexpo e da MondoMostre (e costata circadue milioni di euro) presenta una selezione eccezionale diopere, gelosamente custodite nelle collezioni pubbliche eprivate piu' importanti del mondo, che pero' hanno consentito alprestito di fronte al progetto scientifico della curatrice EsterCoen. ''E' stato un lavoro di anni, molto faticoso'', ha dettola Coen, soddisfatta di vedere come quelle opere insiemeriescano ora a documentare un processo fondamentale nellosviluppo del linguaggio espressivo di Matisse. La fascinazioneper l'Oriente dell'artista francese, ha aggiunto il segretariodella Commissione scientifica Matteo Lafranconi, ''va al di la'del dato geografico. E' la scoperta di nuovi modelli figurativi'', grazie ai quali approda a una nuova sintesi.   L''Arabesque' e' quindi inteso quale filo conduttore dellaproduzione dell'artista, che da questo motivo antichissimo fascaturire linea, segno, colore. Con esso ''ricrea spazi nuovi''che sulla tela da un lato rimandano a magici luoghi d'Oriente,dall'altro concretizzano l'idea di una pittura che si faemozione. E suggeriscono un vero e proprio spazio plastico, unnuovo respiro alle composizioni, liberandolo dalle costrizioniformali, dalla necessita' della prospettiva e della somiglianza.   Del resto, Matisse ne era consapevole fino in fondo.

''L'arte moderna e' un'arte di invenzione - diceva nel 1952 - parte comeslancio del cuore. Per la sua stessa essenza, dunque, e' piu'vicina alle arti arcaiche e primitive che all'arte delRinascimento''. La scoperta delle culture dell'Africa Centrale esettentrionale, del Medio Oriente, della Cina, ma soprattuttodel Giappone, che tanto lo influenzarono, sono presenti inmostra con opere anch'esse eccezionali, dalle ceramiche turchealle stoffe marocchine ai kimono del sol levante. Davanti aidelicati grafismi nipponici, in un dialogo sorprendente, ecco'Ramo di pruno, sfondo verde' (1948) proveniente dallaPinacoteca Agnelli, che ha prestato anche 'Edera in fiore' e'Interno con Fonografo'. E se il 'Ritratto di Yvonne Landsberg'(1914), per la prima volta in Italia (dal Museo di Filadelfia), rimanda alle fascinazioni africane che invadevano Parigi, icapolavori provenienti dal Puskin e dall'Ermitage (come 'Zorahsulla terrazza', 'Rifano in piedi', 'Angolo di studio')raccontano l'esotismo delle culture islamiche.  Splendidi i disegni, in cui l'arabesco torna nel gioco dellafigura, nonche' nel tema dell'albero in tutte le sue varianti, edesplode nelle celebri odalische ('Odalisca blu', 'Due modelleche si riposano', 'Paravento moresco') fino ai 'Pesci rossi',capolavoro che torna dopo anni in una mostra italiana, e chechiude il percorso. (ANSA).

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