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Tracks, quando l’arte prende il tram

Tracks, quando l’arte prende il tram

Street art e giovani curatori protagonisti al Macro

ROMA, 09 dicembre 2014, 17:46

Marzia Apice

ANSACheck

Mostre: Tracks, quando l&rsquoarte prende il tram - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostre: Tracks, quando l&rsquoarte prende il tram - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre: Tracks, quando l&rsquoarte prende il tram - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Lo spirito dei nostri tempi si riflette in modo visionario in tante città europee, la cui ''pelle'' viene incisa giorno dopo giorno dalla Street Art: accade anche a Roma nella mostra ''Tracks. Linguaggi d'arte urbana'', inaugurata oggi al Macro, che dal museo dilaga nel tessuto metropolitano in modo capillare, semplicemente prendendo il tram. Il progetto propone infatti di unire la mostra stabile (allestita fino al 10 gennaio) a una serie di interventi artistici compiuti lungo la linea tranviaria 19, sia sulle pensiline che sui vagoni del tram: l'idea è venuta agli studenti del Master of Art della Luiss che, debuttando in qualità di ''curatore collettivo'' al termine del percorso formativo, l'hanno realizzata in collaborazione con Atac S.p.a., con l'obiettivo di intercettare nuovi impulsi creativi attraverso questo dialogo continuo tra il ''dentro'' e il ''fuori''. Ponendo al centro la rivoluzione della Street Art, fenomeno ormai sdoganato anche all'interno del circuito ufficiale dell'arte (oltre che apprezzato dal grande pubblico), i giovani curatori hanno selezionato un gruppo di artisti, legati per provenienza o per prassi lavorativa alla città di Roma, invitandoli a interpretare (chi sui vagoni, come Diamond, Millo, NemO'S, Sbagliato, Solo e V3rbo; chi nelle pensiline in strada, come gli artisti del laboratorio Studio Sotterraneo; chi ancora negli spazi del museo, come Corn79, Camilla Falsini, Etnik, Fra.Biancoshock, Lucamaleonte, MrFijodor, Ozmo, Alice Pasquini, Gio Pistone, Edoardo Tresoldi, 108) le suggestioni del contemporaneo con i linguaggi urbani. ''E' l'arte che va incontro al pubblico, perché le opere escono dal museo e diventano alla portata di tutti'', ha spiegato questa mattina all'ANSA Achille Bonito Oliva, responsabile scientifico del Master, sottolineando quanto la realizzazione del progetto, curato interamente dai ragazzi (dalla creazione del logo all'allestimento) sia stata ''un'esperienza globale, che in tempi di crisi li mette alla prova''. ''Il museo oggi è diventato liquido e c'è un fenomeno di nomadismo nell'arte'', ha spiegato, ''ecco perché il curatore non è più stanziale, deve sconfinare fuori dal proprio Paese ed è costretto a trovare nuove soluzioni''. Se il fine è promuovere la circolazione della creatività in un modo libero e spontaneo, è innegabile che la mostra, nel mescolarsi dei linguaggi e nell'estetizzazione dei mezzi pubblici, produca connessioni che si avvertono non solo da un punto di vista intellettuale (attraverso la soggettività dell'artista che si apre alla collettività) ma anche ''fisicamente'': l'arte infatti si riappropria dello spazio comune anche con l'incontro-scontro tra il centro e la periferia della città (il 19 parte da Piazza Risorgimento e arriva a Centocelle) e tra i modelli sociali eterogenei che inevitabilmente interagiscono. Il risultato è un interessante esperimento di ''apertura'' e di messa in relazione tra le diverse componenti - umane, artistiche e istituzionali - di un territorio.
   

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