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Paul Strand, quando la fotografia è arte

Paul Strand, quando la fotografia è arte

Grande esposizione a Philadelphia dal 12 ottobre

01 ottobre 2014, 12:58

Marzia Apice

ANSACheck

STRAND - RIPRODUZIONE RISERVATA

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STRAND - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Il mondo della fotografia deve molto a Paul Strand (New York 1890 - Orgeval 1976). E non soltanto perché fu uno dei fotografi più rappresentativi del secolo scorso o per la potenza espressiva delle sue immagini. Strand fu tra i primi a considerare la fotografia una forma d'arte, spingendo al massimo le potenzialità di questo medium che con la sua attività contribuì a far evolvere.
Alla sua opera omnia è dedicata la grande retrospettiva ''Paul Strand: Master of Modern Photography'', che si aprirà il 21 ottobre al Philadelphia Museum of Art e sarà allestita fino al 4 gennaio 2015. La mostra, grazie anche alla recente acquisizione da parte del museo di oltre 3.000 stampe dal Paul Strand Archive, analizzerà la carriera del fotografo lungo i sei decenni di professione: dagli sforzi per rendere la fotografia autonoma rispetto a ogni altra arte (l'artista si batté molto contro il predominio della pittura) fino all'approdo al cinema (da ''Manhatta'' a ''Native Land''), verrà evidenziato ogni aspetto del suo stile, per restituire al visitatore un ritratto il più possibile esaustivo.
Un talento puro e artigianale quello di Strand, maestro del realismo e nell'uso del bianco e nero, convinto sostenitore (insieme con il suo mentore Alfred Stieglitz) della fotografia come emblema della modernità. Dagli scatti che ritraevano la vita della strada e i suoi ''abitanti'' (come in ''Blind Woman, New York'' e ''Wall Street, New York'') alle architetture e ai paesaggi naturali, Strand fu capace con il suo obiettivo di far parlare la realtà per renderne sia l'essenza che le sfaccettatura.
Ma è nei ritratti e nei reportage socio-antropologici che Strand espresse il suo impegno politico, come dimostrano i viaggi che intraprese per ricercare sempre nuovi soggetti da immortalare e grazie ai quali realizzò i suoi famosi fotolibri. Oltre agli Stati Uniti, visitò il Messico, dove visse dal 1932 al 1934, il Canada, l'Italia (a Luzzara, raccontò la vita contadina nel dopoguerra insieme con Cesare Zavattini, originario della cittadina, che scrisse il testo a corredo delle fotografie) e il Ghana.
Testimone del mondo che stava cambiando davanti a lui, Strand ha reso la sua macchina fotografia una lente d'ingrandimento per documentare fin nel dettaglio l'evoluzione della società, ma anche lo spirito dei popoli e la struttura del paesaggio. Il risultato è una fotografia pura, che mira dritta alla verità: per chi guarda una continua scoperta, perché in ogni scatto si nasconde ogni volta una nuova storia da raccontare.

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