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I 'Teatri' del conflitto sulle Dolomiti

Mostra a Venezia, la montagna conserva resti sanguinosi scontri

(ANSA) - VENEZIA - Luca Campigotto non offre immagini celebrative, rifugge dalla stessa ipotesi di creare scenari per ricordare la Grande Guerra. Le sue foto mostrano le scenografie, i 'segni' delle cicatrici consumate dal tempo ancora presenti sulle Dolomiti di anni di appostamenti in trincea e sanguinose battaglie combattute per conquistare uno sperone di roccia perso forse il giorno dopo. Su quei 'segni' - come dice il fotografo veneziano - "ognuno costruisce la sua storia". Dopo la tappa al Vittoriano, a Roma, nel quadro dell'esposizione per l'avvio alle celebrazioni italiane del centenario (La prima guerra Mondiale 1914-1918 Materiali e fonti) con la presenza del presidente della repubblica Giorgio Napolitano all'inaugurazione, "Teatri di Guerra", la mostra di Campigotto, approda a Venezia, in uno scenario quanto mai inusuale all'apparenza, il loggiato di Palazzo Ducale, fino al 30 ottobre.

Le immagini di rocce, di paesaggi montani, di vecchie baracche, di filo spinato posato su ghiaioni, di cunicoli che si aprono su camminamenti che sembrano poggiare sul vuoto, quasi si riflettono sulle acque della laguna. Ma Campigotto e' fotografo veneziano e la citta' lagunare deve parte della sua storia di potenza marina al rapporto con la vicina montagna carica di boschi. In una quarantina di immagini fotografiche di grande formato - una ottantina in catalogo di Silvana Editoriale-Presidenza del Consiglio -, in un colore che sembra virare al bianco e nero, il fotografo da' testimonianza della sua 'ricerca' dei luoghi della Guerra, a cento anni di distanza. E le tracce sono tutte li', a parlare di uomini assenti attraverso una porta che si apre improvvisa nella roccia - una galleria d'attacco italiano verso la Forcella V sulla Marmolada - i gradini di un percorso a oltre 3.000 metri, il fasciame di quello che fu un posto di vedetta austro-ungarico sul Sass de Stria, la 'cicatrice' a zig zag di una trincea sul Sief. La montagna ingloba la tragedia ma non dimentica.

"Dal confine con la Slovenia al lago di Garda - scrive Campigotto in catalogo -, i monti corrono istoriati dalle pietre e dai fasciami di legno delle fortificazioni. La roccia traforata delle creste e' un merletto disseminato di reperti. Un'archeologia di guerra". A far si' che il dramma di un evento epocale, ancora forte nelle immagini, non sia solo memoria, l'app realizzata per l'occasione dall'apposita struttura voluta dalla presidenza del Consiglio per il centenario della Grande Guerra. Permette, inquadrando alcune delle foto in mostra o in catalogo, di visualizzare un video-racconto, con filmati d'epoca, sui luoghi ritratti. I 'Teatri di guerra' sono cosi' ancor piu' storia viva e presente. (ANSA).

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