Il suo italiano è fluente, non c'è il pericolo di incomprensioni, dunque alla richiesta di un commento sulla giornata contro la violenza sulle donne, la risposta non può essere equivocabile: "Non voglio dire cosa farei agli uomini che ammazzano le donne, io sono un femminista radicale, assolutamente totale". Lo scrittore e saggista spagnolo Javier Cercas lo dice con quel tono sempre affabile e divertito ma la determinazione è totale: divento "aggressivo femminista" se chiamato a intervenire sul fenomeno, è "incredibile che gli uomini ammazzino le donne".
Cercas parla di un "orrore assoluto", cerca mentalmente nel vocabolario mentale termini che possano in italiano rendere il concetto quanto più estremo possibile, poi si arrende: "Non ho parole per la vergogna e l'orrore che mi provoca".
E' un fenomeno trasversale, sia dal punto di vista sociale che geografico. Inizialmente pensavo che "scaturisse da un certo machismo tipicamente spagnolo, ma non è vero: anche nei civilizzatissimi paesi del Nord Europa si commettono violenze contro le donne, anzi lì forse il fenomeno è ancora più forte.
Non è una questione del Sud, ma è universale; esiste tra i ricchi e tra i poveri, in tutti i Paesi". Anche in senso temporale: da quando "il mondo esiste le donne sono state sempre schiave dell'uomo. La lotta per l'uguaglianza fra donne e uomini è la causa più giusta dopo gli sforzi per la tutela del mondo.
Questa ingiustizia è una atrocità terribile". E quando si intrattiene sul coté femminile del mondo parla delle "nostre donne, indifese, più deboli fisicamente". Proprio per questo, "commettere violenza su di loro è un atto di viltà incredibile".
Immancabile, il riferimento letterario: in passato aveva immaginato che "don Chisciotte ammazzerebbe tutti questi uomini che ammazzano le donne".
Da femminista convinto, se è positivo che si manifesti e ci sia attenzione mediatica, "è importante che il movimento femminista non faccia errori, che una buona causa diventi una causa cattiva".
La violenza sulle donne si è ovviamente acuita con il lockdown per la pandemia. Non trova che il Covid poteva essere l'occasione perché l'umanità facesse fronte in modo unito al male? "È una vergogna", risponde seccamente. "In Spagna i partiti politici sono ancora in lotta tra loro, non c'è unità.
Avrebbe invece dovuto esserci una urgenza universale, una unità di tutti gli esseri umani. Non c'è all'interno dei Paesi e non c'è tra gli Stati, in Unione europea, ad esempio, né nel resto del mondo". Forte è la delusione: "Non è la prima volta che c'è una pandemia. Pensavamo di essere blindati, inattaccabili, protetti dalla scienza, ma non è vero, è frutto di una enorme ignoranza. Facciamo sempre gli stessi errori". E tuttavia, questo non gli impedisce di lavorare: "L'anno prossimo si pubblicherà un romanzo in Italia e in Spagna, è in pratica la seconda parte di Terra Alta".
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