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L'allarme di Renzo Piano, Italia fragile serve un progetto

L'allarme di Renzo Piano, Italia fragile serve un progetto

L'architetto senatore, non c'è fatalità, intervenire si può

ROMA, 28 novembre 2019, 20:32

Silvia Lambertucci

ANSACheck

L 'architetto Renzo Piano (ph. Stefano Goldberg) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'architetto Renzo Piano (ph. Stefano Goldberg) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'architetto Renzo Piano (ph. Stefano Goldberg) - RIPRODUZIONE RISERVATA

 L'Italia "è un paese bellissimo e fragile, ma togliamoci di dosso l'idea che le cose avvengano per fatalità: tutte le situazioni, anche le più complesse si posso affrontare con un piano complessivo e di lungo respiro".
    Al Senato con gli studenti e i professori delle università per presentare i progetti 2019 del suo "rammendo delle periferie" -il lavoro che porta avanti da quando sei anni fa l'allora presidente Napolitano lo volle senatore a vita- Renzo Piano affronta anche il dramma dei viadotti che crollano, dei terremoti, del territorio che si sgretola sotto le grandi piogge . E lancia un messaggio alla politica "in codice, ma nemmeno poi tanto", scherza, mentre batte e ribatte sulla sua convinzione di sempre, quella che la politica come l'architettura debbano essere agganciate alla realtà. "Abbiamo problemi idraulici, geologici, sismici: un ponte non può crollare.. se crolla si ricostruisce, certo, ma è sofferenza, per questo dico alla politica che ci vuole un piano generale e che serve un maggiore radicamento con la realtà".
    Lui intanto, insieme ai ragazzi (12 giovani architetti) e a quattro professori chiamati al ruolo di tutor ( Edoardo Narne, Pisana Posocco, Raffaella Neri, Bruno Messina) porta avanti imperterrito e paziente anche quest'anno la politica delle 'piccole cose', "piccoli, alle volte piccolissimi interventi ma concreti", sottolinea presentando i quattro team al lavoro a Milano, Padova, Roma e Siracusa e ribadendo il suo amore per le periferie, "luoghi pieni di energia, fabbriche di desideri". Il rammendo del territorio che proprio ieri ha portato all'apertura di un cantiere a Sora (Frosinone) per una scuola antisismica in legno, quest'anno si concretizza nelle storie delle detenute del carcere romano di Rebibbia, per le quali e con le quali il team della Sapienza di Roma ha inventato e sta realizzando una casetta tra gli alberi "dove le madri potranno incontrare figli e famiglia in un contesto accogliente e domestico". O nella scuola di Niguarda ("quartiere milanese che è quasi una città nella città") ristrutturata, riqualificata e colorata dagli studenti del Politecnico di Milano. A Padova si è scelto di intervenire in due situazioni diverse: una parrocchia e una piazza entrambe da restituire alla collettività. A Siracusa il vecchio e degradato quartiere anni '70 di Mazzarona avrà una scala verso il mare, una sala civica e anche una tribuna per il campo di calcetto.

Piccoli interventi tutti auto-realizzati dai giovani architetti che con l'aiuto di altri studenti e della popolazione si sono improvvisati anche carpentieri, pittori, falegnami. Piano, che in questi mesi sta completando a Mosca la realizzazione del più grande centro culturale di tutta la Russia (l'inaugurazione è prevista a settembre 2020) ha gli occhi che brillano: "a Rebibbia ieri vedendo le detenute al lavoro per quella casetta mi sono commosso - racconta - costruire è un atto di pace, ma anche un modo per dare speranza".
    Tant'è, l'intervento per mettere in sicurezza l'Italia, quello, sottolineerà poi a margine con i cronisti che lo assediano, è veramente complesso, anche se non impossibile "visto che altri paesi ci sono riusciti". La politica deve impegnarsi, agganciarsi alla realtà. "Io intanto rilancio l'idea delle piccole cose -conclude- facciamo tante piccole cose che siano come tante gocce, perché con le gocce, se sono tante, si fa il mare. E magari, perché no, un mare pieno di sardine".
   

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