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Don Carlo alla Fenice, Verdi 'vince' su acqua alta

Don Carlo alla Fenice, Verdi 'vince' su acqua alta

Aperta la stagione. Chung, ritrae i chiaroscuri dell'animo umano

VENEZIA, 25 novembre 2019, 09:30

di Roberto Nardi

ANSACheck

Don Carlo alla Fenice - RIPRODUZIONE RISERVATA

Don Carlo alla Fenice - RIPRODUZIONE RISERVATA
Don Carlo alla Fenice - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Fenice è risorta un'altra volta, dopo la paura dell'acqua alta. Il Don Carlo di Giuseppe Verdi, diretto dal Maestro Myung Whun Chung e con la regia di Robert Carsen, accolto con 10 minuti di applausi ha aperto la stagione lirica, a 28 anni dall'ultima rappresentazione nel teatro veneziano. La 'prima' di domenica era stata messa in forse dalla devastante acqua alta del 12 novembre (187 cm su medio mare), che aveva superato le barriere di sicurezza (a 183 cm) e invaso la sala macchine sotto il pianoterra. Per una settimana il teatro, senza corrente elettrica, è rimasto chiuso e le prove spostate a Treviso. Una gara contro il tempo, che ha visto in campo "una umanità straordinaria", per arrivare il 19 scorso ad ottenere il nullaosta per la riapertura; e poter mettere in scena, a dirla con le parole del regista, uno spettacolo "nero" e psicologico, ambientato nella Spagna del sedicesimo secolo, con sullo sfondo il confronto-scontro tra il potere della religione e quello del Re, dei protagonisti con Dio. Uno scavo in profondità compiuto da Verdi nell'animo umano, con un'opera dark, shakespeariana - ancora Carsen -, ben reso dall'allestimento, dove dominano i costumi e le scene scuri, che ha contribuito a portare in primo piano la potenza della musica e del libretto (Francois-Joseph Mery e Camille du Locle) e le capacità interpretative dei cantanti. Numerosi gli applausi del pubblico in un teatro esaurito. Tra gli interpreti, tre 'debutti': Piero Pretti nel ruolo di Don Carlo, Alex Esposito (Filippo II) e Julian Kim (marchese di Posa). Maria Agresta ha interpretato la regina Elisabetta di Valois, Veronica Simeoni la principessa Eboli e Marco Spotti il grande inquisitore. ; Carsen è tornato al teatro veneziano quindici anni dopo la direzione de La Traviata che inaugurò la Fenice ricostruita dopo l'incendio del 1996. Un ritorno coinciso così, sul piano ideale, con la nuova "rinascita" dopo l'alluvione. Tanti i segni di solidarietà e gli aiuti da parte di altri teatri. Oggi l'acqua alta ha coperto parte della città, ma nessun problema per la Fenice. "Si alza il sipario" ha detto il sovrintendente Fortunato Ortombina. Presenti alla serata, tra gli altri, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il sindaco Luigi Brugnaro. Quella di Don Carlo è una storia complessa, nera, disperata, dove si intrecciano conflitti tra padre e figlio, (Filippo II e Don Carlo), amori travagliati (Elisabetta, amata da entrambi e che va in sposa a Filippo II), e temi come il potere, nel rapporto-scontro tra quello secolare del sovrano e quello spirituale della Chiesa, nella figura del grande inquisitore; sullo sfondo le istanze d'indipendenza dei popoli, nell'opera le Fiandre. Di forte impatto la scena del rogo dei libri e dell'esecuzione dei ribelli.
    Andata in scena in prima assoluta a Parigi nel 1867, in cinque atti con i ballabili, l'opera è stata presentata a Venezia nella versione milanese in quattro atti del 1884. "In questa versione - rileva Carson nelle note di regia - non è la storia che domina, ma la psicologia dei personaggi. Tuttavia, alcuni temi come la religione o il potere sono cruciali e non possono essere ignorati. Così come il contesto politico nel quale si svolge l'azione, segnato dal contrasto tra la Spagna cattolica e la rivoluzione protestante nelle Fiandre". Per il maestro Chung "Verdi è maestro assoluto nel ritrarre i chiaroscuri dell'animo umano, che la magia della sua musica riesce a trasmettere a chi l'ascolta in modo immediato quanto indelebile". 
   

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