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Il 'Fuoco sacro' di Merini e Bianciardi su laF

Il 2/11 in onda in esclusiva su Sky 135 con Paolo Di Paolo

Alda Merini, la poetessa folle che ciclicamente aveva bisogno di "tornare nell'inferno del manicomio", in un inedito ritratto nel decimo anniversario della sua scomparsa, il 1 novembre 2009. E Luciano Bianciardi, "scrittore controcorrente, provocatore e problematico". Parte con le vite tormentate e visionarie di questi due grandi autori del Novecento italiano il viaggio nel 'Fuoco sacro- Il talento e la vita' in prima tv assoluta su laF (Sky 135), il 2 novembre alle 21.10 con la narrazione appassionata dello scrittore Paolo Di Paolo . Il progetto, ideato e diretto da Samuele Rossi, alterna al racconto di Di Paolo, le voci di Federica Fracassi che interpreta la Merini e di Paolo Sassanelli nel ruolo di Bianciardi.
    "L'ispirazione è qualcosa di strano, definirla è quasi impossibile, arriva come un lampo, un'idea che cresce fino a diventare un'ossessione e poi diventa qualcos'altro: un'opera.
    Ma per arrivare a qualcosa di compiuto occorre una lunga traversata, fatta di incertezze, di paure, di tormenti e soprattutto di un mistero che è molto difficile spiegare.
    Potremmo chiamarlo Fuoco Sacro" dice Paolo Di Paolo che in ogni episodio esplora cosa si nasconde dietro l'immagine di questi uomini e queste donne dai talenti tormentati che hanno dato vita a opere visionarie.
    La nuova produzione originale laF-la Tv di Feltrinelli, realizzata in coproduzione con EchiVisivi, ripercorre in quattro episodi di 30 minuti ciascuno anche le vite di Cesare Pavese, nell'interpretazione di Pietro De Silva e di Elsa Morante in quella di Sonia Begamasco, entrambi in onda all'inizio del 2020.
    In "Alda Merini - Una poetessa al telefono" rivediamo l'eccentrica, malinconica poetessa sopraffatta dall'ispirazione e segnata dalla follia, ma anche dal mistero magico che si porta dietro. Verso la fine degli anni '40 la Merini comincia a sentire quelle che lei chiamerà "le prime ombre della sua mente". Il racconto di Di Paolo ci porta nel periodo buio che dal 1964, dopo il matrimonio e la nascita delle prime due figlie, la vede entrare e uscire per 20 anni dal manicomio. Un luogo di solitudine e disperazione che con il tempo diventa per lei un rifugio, con cui intesse un rapporto quasi simbiotico, raccontato nelle pagine de "La pazza della porta accanto", di cui Federica Fracassi interpreta gli estratti più significativi: "Mi rendo conto che è difficile spiegare il mio bisogno di tornare ciclicamente nell'inferno del manicomio, probabilmente si torna sul luogo del delitto per capire le ragioni della propria morte. Fino a che una grande folata di vento, forse una grazia, forse una grande magia, mi portò fuori da quei cancelli.
    E cominciai a chiedermi perché mai vi fossi entrata e questa divenne una seconda tortura".
    Ma c'è anche la rinascita coraggiosa della Merini, quando torna nella sua Milano e inizia a rialzarsi, riuscendo a riconquistare l'attenzione del mondo dell'editoria e del pubblico, fino a diventare una vera e propria icona pop, un idolo della tv e del web e un caso editoriale unico.
    "Il volto di Alda Merini si è impresso nell'immaginario collettivo" sottolinea Di Paolo e spiega che per lei "la poesia da un lato è stata una croce da portare tutta la vita e dall'altro l'unica ancora di salvezza".
    Il 2 novembre dopo la Merini - alla quale verrà intitolato, il prossimo 6 novembre, il Ponte sul Naviglio Grande vicino alla sua abitazione in Ripa di Porta Ticinese, a Milano - va in onda l'episodio dedicato al grande autore grossetano Luciano Bianciardi "indagatore critico dei costumi sociali dell'Italia del boom, che anticipa con la sua narrativa il terremoto della ribellione sessantottina" come lo introduce Di Paolo nel suo racconto. Arricchita dalla recitazione di Paolo Sassanelli, la narrazione segue Bianciardi dalla giovinezza in Maremma all'incontro con Giangiacomo Feltrinelli, con cui condivide il sogno di cambiare la vita culturale del Paese, fino al trasferimento a Milano, che tuttavia lo disorienta e accresce la sua inquietudine, mettendolo davanti a un destino diverso da quello che aveva immaginato e portandolo a riconoscere prima degli altri il lato oscuro del benessere. Da queste sensazioni nasce nel 1962 il suo capolavoro 'La vita agra', opera di denuncia che getta un'ombra sul mito del progresso, ma che paradossalmente riscuoterà un incredibile successo di pubblico e di critica, rappresentando per Bianciardi stesso una contraddizione difficile da comprendere ed accettare, che lo accompagnerà fino alla morte, avvenuta a 49 anni nel 1971.
    (ANSA).
   

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